le nozze dell'elfo

Le fiabe, le Creature magiche, i Draghi, sono solo racconti per bambini, o esistono veramente e hanno qualcosa da insegnare anche agli "adulti"...?
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drago-lontra blu
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le nozze dell'elfo

Messaggioda drago-lontra blu » 28/03/2010, 3:36

bellissima fiaba, un pochino lunga,
Nelle profondità dell'immensa
foresta boema, di cui oggi si è salvata solo una piccolissima parte,
abitava dall'alba dei tempi un piccolo popolo di esseri spirituali, nati
dall'aria, quasi incorporei, che rifuggivano la fulgente luce del sole e
la compagnia degli umani. La loro natura era superiore a quella
dell'uomo, che era nata dall'argilla, e pertanto i piccoli esseri
potevano essere intravisti soltanto da creature umane dotate di
particolare sensibilità, e soltanto alla tenue luce argentata della
luna.
I poeti ed i bardi conoscevano questi esseri con il nome di elfi.
Un giorno la foresta, da millenni silenziosa e immutabile, risuonò di
grida e rumori di guerra ; un barbaro popolo degli uomini aveva
attraversato le montagne, che facevano corona all'antica, immensa
foresta, e si preparava a dilagare nella sottostante pianura..
Spaventati dal fragore delle armi e dal nitrire dei cavalli, gli
abitanti della fragile razza non mortale fuggirono in tutta fretta ; e
così le querce annose, e le rocce, i dirupi, i canneti delle paludi
persero i loro amici non umani.
Una soltanto del popolo degli Elfi, un'amadriade, rimase a difendere la
quercia che amava, e vi fissò la dimora.
Tra gli invasori vi era un giovane
scudiero di nome Krokus : egli era diverso dagli altri, meno amante
della guerra, più quieto e pensoso. A lui era affidato il compito di
guardare il cavallo del suo Signore, e di portarlo a pascolare nella
foresta. Krokus adempieva il suo incarico ben volentieri, e girovagando
fra gli alberi maestosi sognava una vita più pacifica, dove ci fosse
tempo e posto per la bellezza.


In una notte di un autunno così chiaro che sembrava estate, una notte
bianca di luna, Krokus si attardò più del solito nella foresta, e si
sdraiò ai piedi della quercia abitata dall'essere fatato a riposare.
In un laghetto vicino la luna tremava nell'acqua scura della notte e il
vento muoveva appena le canne che lo circondavano. Parve al giovane che
al di là del laghetto, fra le canne inquiete, fra un accenno appena di
bruma che raccontava le nebbie ormai prossime, si muovesse lieve una
figura di donna, più un'ombra che un essere corporeo. Ma ben distinta
gli giunse la dolce voce di lei, che gli spiegò di essere l'elfo che
abitava la quercia che gli aveva dato riparo, e che aveva a propria
volta bisogno del suo aiuto per non essere abbattuta, perché con la
quercia sarebbe morta anche lei, la creatura che gli stava parlando.
IL giovane non esitò un istante: promise di abbandonare il suo signore e
di mettersi al servizio di lei, e mantenne la promessa, scegliendo di
costruire accanto all'albero maestoso la sua dimora. Dissodò il terreno,
seminò fiori ed ortaggi, costruì una comoda capanna. Ogni sera, la
donna elfo veniva a trovarlo, e gli insegnava i segreti delle cose.
Mentre passeggiavano lungo le rive del laghetto, le canne sussurravano
lievi il loro saluto serale. Venne il pieno autunno a riempire di
pioggia l'aria della sera, e poi la neve quieta dell'inverno a disegnare
incantesimi sui giunchi del lago.
E accadde una cosa strana : mentre la sensibilità del giovane uomo si
affinava sempre più, l'esile figura della elfo prendeva maggior
consistenza, il suo aspetto era sempre più simile a quello di una
giovane donna, e ben presto fra i due esseri nacque l'amore.


Ed in primavera si sposarono, e i vecchi poeti narrano che al loro matrimonio vennero gli elfi in gran numero, a cantare l'antica invocazione con la quale, dall'alba dei tempi, il popolo fatato onorava le nozze delle proprie creature : così
belli erano questi canti, che più tardi gli uomini li faranno propri
nella lingua gaelica, quella degli antichi druidi, i sacri sacerdoti dei
celti, e giungeranno fino a noi tramite la tradizione orale delle Isole
di Scozia.



"Sul tuo viso amabile e bello
il segno delle nove grazie imprimo :
la grazia della splendida voce,
la grazia della fortuna.
La grazia della bontà,
la grazia della saggezza,
la grazia della carità,
la grazia della bellezza di donna,
la grazia d'amare con l'anima tutta,
la grazia del saggio parlare.
...............
Sei tu la gioia d'ogni gioia,
Sei la luce del raggio di sole
Sei la porta che all'ospite s'apre,
Sei la stella che dal cielo guida,
Tu sei il passo del daino sul monte,
tu sei il ricco gregge nel prato,
sei la grazia del cigno che nuota,
la delizia dei sogni più dolci."
(canto di nozze tratto dai "carmina gaelica")




E l'amore di Krokus e della sua donna
fatata, tanto gentilmente invocato dagli elfi loro amici, crebbe e
prosperò.
Vissero così a lungo, felici, e ben presto la fama di Krokus, che
conosceva ormai tutti i segreti, si sparse per tutto il paese. Chi
voleva aiuto, per qualsiasi cosa, andava da lui, e non tornava mai senza
essere stato soddisfatto. Krokus, sempre più rispettato e potente,
divenne infine il signore di quei luoghi.
Poi accadde che, in una bella sera estiva inondata dai profumi della
foresta, Krokus, che se ne era allontanato per dirimere una controversia
fra due contadini, fece ritorno alla sua casa, il cuore ricolmo di pace
e di felicità. E passando vicino al laghetto, egli la intravide, la sua
dolce sposa, bella ancora come un tempo l'aveva vista, e proprio nel
punto dove per la prima volta i suoi occhi si erano posati su di lei,
tanti anni prima, e qualcosa nel suo cuore lo spinse ad avvicinarla con
la cautela e il turbamento di allora.
La bella creatura lo accolse con dolcezza, ma nei suoi occhi si leggeva
l'infelicità che la opprimeva. Alle domande ansiose di lui, ella non
seppe rispondere altro che il suo destino era arrivato a compimento.

Invano, per tutta la sera e
ancora durante la notte, lo sposo protestò la forza del suo braccio, più
che sufficiente a difendere l'albero che era la vita della sua amata
elfo da eventuali nemici, invano le ricordò che egli era ormai il
signore di quelle terre e che nessuna forza umana poteva colpirli. Lei
si agitava inquieta e inconsolabile nel letto nuziale, dove tante volte
si erano amati.
La notte infine passò, e giunse il mattino. Allo spuntar del sole,
grosse nuvole minacciose si profilarono all'orizzonte, tuoni lontani
risuonarono alti sopra gli alberi, e l'eco rimandò il minaccioso
brontolio di valle in valle.
A mezzogiorno in punto un terribile fulmine si abbatté sulla bella
quercia che era stata il centro della loro vita, squarciandone il tronco
possente. Tremarono i rami nella caduta, rompendosi in mille pezzi.
Invano Krokus si disperò, cercando l'amata elfo per giorni e giorni.
Nessuno la vide mai più.

(rhuani gratidia)
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mariposa azul
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le nozze dell'elfo

Messaggioda mariposa azul » 28/03/2010, 11:05

Bellissima!! Grazie Drago....ma la fine....uauu...non è consolante, ma reale.
(uauuuu detto non con gioia ma con tristezza)
Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.”
RICHARD BACH


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