Da quello che ci hanno spiegato, ho capito che il pensiero e la mente appartengono ai piani inferiori a quello akasico o del "sentire".
Sono un "sistema" percettivo e interpretativo della Realtà che genera l'io, il senso di separazione e il divenire. Perciò saranno superati in un "sentire di esistere" che sarà partecipativo di una Realtà senza più separazione e senza più la necessità che sia elaborata dal pensiero.
Nelle dimensioni superiori non ci sarà più il "pensare", ma un'Individualità con un senso di identificazione e consapevolezza ben più raffinati del rozzo analizzare con la mente.
Questo fatto non si può concepire razionalmente, proprio perché siamo costretti a usare uno strumento che non è in grado di accedere a quel tipo di realtà.
Allora occorre intuire, più che pensare; "sentire", più che ragionare, forzare la nostra coscienza a illuminare quella parte della mente che è ai confini del divenire e, quindi, può intuire l'esistenza in essere.
Non è detto che si possa riuscire o non è detto che sia sempre possibile, ma le spiegazioni dell'insegnamento, nella loro stringente logica, portano inevitabilmente a capire che l'evoluzione della coscienza non può che svilupparsi in quella nuova modalità; l'unica in grado di continuare il percorso verso l'Assoluto.
(Umberto Ridi)
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