le forti esperienze vanno raccontate con il contagocce e solo a persone fidate. Molte " presenze" si nutrono di emozioni cosi forti e si stabiliscono attraverso questa emozione in circolo e permangono, impedendo a chi le ha vissute di integrarle.
E' possibile riconoscere questo stato nel momento in cui viene proposto di riviverle.
Questo non è necessario, per capirci qualcosa ed eventualmente usarlo se necessario, chiedere che si manifesti quello che serve allo scopo è il passo più semplice.,
Affidarsi ad altri solo se ben siamo sicuri di chi abbiamo di fronte, e anche cosi', rimanere comunque distaccati. Seguire una via, con un maestro, vale fino ad un certo punto, per alcuni, per altri, diventa dipendenza, trasformandoli in una succursale del maestro.
abbiamo una testa per discernere e per pensare, per mettere in dubbio e per porci domande. Partendo dal presupposto che nessuno è migliore di me, ma solo più istruito, cosa imparare lo decido io, ma per giungere a questo è necessario riconoscere chi sono.
Quindi, amici, solo riconoscendo chi sono posso decidere se sia il caso di seguire una via.
E quando ho deciso quale via? ..eh eh eh, ne ho girate tante, ma tante. Da tutte ho preso qualcosa, lasciandole quando diventavano dottrina.
Sono giunta alla conclusione che esiste una disciplina e non una via spirituale, che bisognerebbe seguire.
Detta disciplina ha un percorso comune a tutti, valori imprescindibili universali, e dentro di questi è possibile giungere a riconoscere se stessi, ancorchè seguire una via è importante disciplinare la mente, allenandola ad essere se stessa. Allenarsi al percorso e non percorrerlo senza allenamento.
Che aspide me ne faccio di un maestro se non so come mi chiamo?......
da qui la responsabilità personale di scegliere, sempre e comunque, ciò che ci fa stare bene.
