"...Per un po' di tempo rimasero lì, l'uomo e l'uccello, a contemplarsi. Elia ripensò di nuovo al gioco che aveva fatto quel mattino.
"Vorrei parlare con te, corvo. Stamattina pensavo che le anime hanno bisogno di nutrimento. Se la mia anima non è ancora morta di fame, ha ancora qualcosa da dire."
L'uccello era sempre lì immobile.
" E se ha qualcosa da dire, io devo ascoltarla. Perché non ho nessun altro con cui parlare", proseguì Elia.
Ed Elia, con la fantasia, si trasformò in corvo.
"Che cosa si aspetta Dio da te?" si domandò, come se fosse il corvo.
"Si aspetta che sia un profeta."
"E' quanto hanno detto i sacerdoti. Ma forse non è questo che il Signore desidera."
"Si, è questo che Egli vuole. perché un angelo mi è apparso nella falegnameria, e mi ha chiesto di parlare con Acab. Le voci che udivo nell'infanzia..."
"...che tutti odono nell'infanzia", lo interruppe il corvo.
"Ma non tutti vedono un angelo," ribatté Elia.
Questa volta il corvo non rispose. Dopo un po' di tempo l'uccello, o meglio, la sua stessa anima, che con il sole e la solitudine del deserto delirava, ruppe il silenzio.
(...)
Nota personale: e qui c'è un passaggio nel quale Elia ricorda una donna, sua amica, che faceva il pane e nel farlo ci metteva l'anima. Ricordò che lei gli disse che il lavoro era una maniera di esprimere la presenza di Dio e che quella stessa donna gli aveva fatto notare che anche lui quando lavorava sorrideva, perché nel lavoro riponeva il meglio della sua anima e in cambio riceveva saggezza. Il riuscire a parlare con i tavoli e le sedie che costruiva e riceverne risposte era dovuto a questo...]
(...)
"Mi è sempre piaciuto fingere di parlare con i tavoli e le sedie che costruivo. Questo non era sufficiente? Quella donna aveva ragione: quando parlavo con gli oggetti, mi capitava sempre di scoprire dei pensieri che non mi erano mai passati per la mente. Ma nel momento in cui cominciavo a capire che avrei potuto servire Dio in questa maniera, mi apparve l'angelo e... be', il resto della storia lo conosci."
" L'angelo ti apparve perché eri pronto," rispose il corvo.
"Ero un buon falegname."
"Faceva parte del tuo apprendistato. Quando un uomo cammina incontro al proprio destino, spesso è forzato a cambiare direzione. Altre volte le circostanze esterne sono più forti ed egli è costretto a diventare codardo, e a cedere. Tutto ciò fa parte dell'apprendistato."
Elia ascoltava con attenzione ciò che gli diceva l'anima.
"Ma nessuno può perdere di vista ciò che desidera. Anche se, in certi momenti, è convinto che il mondo e che gli altri siano più forti. Il segreto è questo: non desistere."
"Non ho mai pensato di essere un profeta," disse Elia.
"Lo hai pensato. Ma ti convincesti che era impossibile. O che era pericoloso. O che era impensabile."
Elia si alzò.
"perché mi sto dicendo delle cose che non voglio ascoltare?" urlò.
Spaventato dal movimento, l'uccello fuggì.