Michele e il graal: per chi ha orecchie per intendere

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Astrid
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Re: Michele e il graal: per chi ha orecchie per intendere

Messaggioda Astrid » 19/01/2013, 23:14

Grazie cara Drago, prometto di legger tutto con calma quanto prima.

:emtc110:

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drago-lontra blu
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Re: Michele e il graal: per chi ha orecchie per intendere

Messaggioda drago-lontra blu » 20/01/2013, 20:04

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La scritta sul portale
Sull’architrave di ingresso abbiamo visto in bella mostra la famosa scritta Q PETISH
accanto a una croce che si origina da due sfere.
La critica ufficiale traduce la scritta nel seguente modo “ciò che chiedi avrai”. Un'altra
spiegazione, inv ece, traduce la scritta nel seguente modo “Luogo per impadronirsi con il
battesimo dei segreti dello ierofante”.
Entrambe le traduzioni, mostrano chiaramente il legame con le leggende del Graal e
entrambe contengono, nel loro interno, elementi ugualmente importanti e rivelatori.
La prima interpretazione riporta alla mente il mistero della domanda. Gli stessi
simboli dell’entrata provocano domande; ed è proprio con la domanda che si
stabilisce il legame e il dialogo tra la dimensione terrena e quella mistica. La funzione
di una domanda è quello di stabilire un legame, in grado di mettere l’adepto, nelle
idonee condizioni per riuscire a trovare la verità dentro di se.
Trovare la risposta, quindi, la verità all’interno dell’anima , significa anche risvegliare
doti mistiche sepolte in fondo a noi, significa stimolare la mente e farla aprire alla
conoscenza. Se si riesce a formulare la giusta domanda e a entrare in contatto con
l’anima e con il mondo mistico, si otterrà una risposta che potrebbe addirittura
sconv olgere e ribaltare la vita stessa dell’individuo. Dopo la domanda, l’adepto, non
sarà più lo stesso. Una volta penetrato nel mondo oltre la realtà, vedrà le cose da
diverse angolazioni fino a compenetrare la natura stessa delle cose. Tutti i doni, le
capacità assopite, possono così emergere alla coscienza.
Questo processo può essere agevolmente riferito sia a una trasmutazione dell’uomo
di tipo mistico, sia alla scoperta di una storia non ufficiale che, distruggendo certezze
consolidate e dogmi ferrei, crea un uomo nuovo con una consapevolezza rinnovata.
In un certo senso, una cosa non esclude l’altra anzi , una è premessa dell’altra.
Demolendo la visione del mondo di cui siamo portatori inconsapevoli, iniziamo a
liberarci di preconcetti e scorie per procedere poi a destrutturate e ristrutturare l’io, in
una forma diversa, nuova e creativa.
Nella seconda interpretazione sembra di trovare il passo successivo: il battesimo.
Questo è inteso come purificazione dell’io e distruzione delle false idee che
impediscono l’evoluzione. E’ il primo passo per creare un Mushus, un essere
superiore che, con saggezza e discernimento, comprende e conosce i misteri e i
segreti della natura. Una persona dotata di un simile potenziale, non può essere
nient’altro che un Re del Graal, o un appartenente alla chiesa del Graal

Le figure femminili
.
I dipinti sulle pareti della tumba sono stati interpretati dalla critica come allegorie dei
vizi capitali, o riprese dall’apocalisse. In realtà, anch’esse nascondo profondi
significati iniziatici ed è emblematico che, questi, siano stati associati con figure
femminili come per sottolineare con più incisività, che l’iniziazione, la conoscenza e
dunque l’evoluzione umana , siano connessi con l’acquisto o meglio, il ritrovamento
della Sophia, la saggezza cosmica o del congiungersi di nuovo con l’aishah l’anima18.
La prima figura, rappresenta una donna che fuoriesce dal guscio di una lumaca
mentre una mano, sembra svegliarla dal sonno. In realtà, rappresenta l’abbandono
dell’ignoranza per entrare nella dimensione della Gnosi (conoscenza superiore). Il
guscio della lumaca rappresenta la spirale cosmica, il simbolo celtico per la vita.
L’immagine richiama alla mente la favola della bella addormentata come quella
dell’eroe del Graal in cui, si ha un processo di risveglio e di passaggio da uno stato
all’altro.
La seconda figura , la donna seduta con un ampio mantello rosso che stringe un
bambino dormiente, rappresenta la Grande Madre, artefice della trasformazione
alchemica. La grande Madre che dà alla luce l’uomo nuovo e di conseguenza, una
conoscenza diversa e alternativa, ben si accosta con la figura della Maddalena, colei
che, nella veste di Sophia, dona la conoscenza superiore al Cristo.
La terza figura, una donna nuda con una lunga chioma, viene addentata alla
mammella da un serpente. Q,sta rappresenta la forza conoscitiva della Dea una forza
che passa al serpente, visto come simbolo dell’energia psichica dell’uomo che dorme,
pronta a divenire conoscenza superiore. Secondo questo percorso la chie sa del Graal.
La chiesa del Graal è l’unica in grado di trasmettere e l’unica che custodisce la
conoscenza sacra.
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drago-lontra blu
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Re: Michele e il graal: per chi ha orecchie per intendere

Messaggioda drago-lontra blu » 20/01/2013, 20:47

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Dentro la Tumba.
Anchel’architettura interna del monumento, è pregna del simbolismo
dell’illuminazione ottenuto tramite il percorso iniziatico del Graal. Questo cammino,
è reso molto bene dai simboli geometrici, capisaldi della scienza sacra.
Tre sono le figure chiave: il quadrato della base, che rappresenta la condizione
umana, l’ottagono intermedio, che rappresenta la conoscenza o gnosi e il cerchio di
volta, il Deus Revelator. Oltre a questi troviamo un sigillo di Salomone inscritto nel
quadrato di base del tempio.
Questi vari piani sovrapposti, simboleggiano il recupero da parte dell’adepto della
conoscenza sacra e rappresentano le fasi che accompagnano questo recupero.
I simboli sono, inoltre, strettamente legati alla cerca del Santo Graal ossia con la
gnosi per eccellenza e mostrano i percorsi per ottenere la trasmutazione interiore:
intuizione, intelligenza e mistica. Chi riesce a perc orrere questo cammino, trova e,
soprattutto, riesce a possedere e trattenere il Graal. Esso, come is è precedentemente
detto, è la condizione indispensabile per ottenere stati sovra -umani, risorgendo ad
una nuova vita spirituale, facendo necessariamente morire la materialità
dell’individuo. In questo Tempio, è conservata una parte della tradizione primordiale
dove, gli uomini estraniandosi dalla temporalità, riescono a contemplare le cose da
un’altra prospettiva e dimensione, in totale armonia ed unione con l’eternità e
comunicando direttamente e in modo continuato con la Divinità.

Il cerchio
Nella simbologia graaliana , il cerchio rappresenta la conoscenza intuitiva. Questo
simbolo è collegato a quello del labirinto che ben mostra il percorso iniziatico che,
dalla periferia, porta l’uomo al centro, ponendolo in uno stato di equilibrio con tutto
ciò che lo circonda. Egli raggiunge, così, non una conoscenza delle leggi armoniche
della natura, bensì un’esatta posizione all’interno di esse. I neofiti man mano che si
avvicinano al centro, si liberano dal peso della materia e della personalità legata al
quotidiano, per rinascere immergendosi nei ritmi naturali e incorporandoli in se.
Questo, permette la partecipazione armonica ai movimenti del Cosmo e alle sue
influenze, in un centro equilibrato.
Si tratta di una iniziazione passiva, nella quale l’uomo è guidato ed che fa intravedere
il significato del simbolo successivo quello del quadrato.

Il quadrato

Il quadrato è un simbolo di iniziazione intellettuale. Esso rappresenta il passaggio da
una conoscenza di tipo intuitivo-magica ad una presa di coscienza della gnosi. Essa
rappresenta la quadratura del cerchio, ossia la manifestazione di quelle qualità contenuto
nel nuovo stato circolare, nella quale, il movimento cessa, per concretizzare il ciclo
stesso. Collegato al simbolo del quadrato, è il simbolo della scacchiera. Qual è il suo
significato?
Innanzitutto, l’unico pezzo che può muoversi in tutte le direzioni e senza ostacoli, è il
cavallo.
Ed è proprio quel cavallo che rappresenta la cabala21. Questa, viene letteralmente
usata dal cavaliere come mezzo di locomozione, permettendogli di potersi muovere
nella scacchiera quadrata utilizzando il cerchio. Il cavaliere rappresenta l’iniziato della
tavola quadrata, che indica la sintesi degli elementi, colui che entra nel tempio tramite
la conoscenza della tradizione. Questa conoscenza è conoscenza razionale di leggi
che, però, appartengono al mondo spirituale (cerchio) invisibile all’occhio umano e
pertanto trascendente. Ogni passo del processo di acquisizione è guidato dalla
Divinità nella sua manifestazione femminile o maschile.
Le tradizioni racchiuse nel battistero, sono quelle che permettevano ai primi uomini,
un contatto diretto con Dio e che possedevano la conoscenza della dottrina esposta
nei libri sacri. Compito dell’iniziato è ottenere la rivelazione della chiave, per l’esatta
interpretazione è comprensione delle scritture che, inp orncipio, era stata fatta
all’Adamo Celeste.
L’illuminazione è ottenuta dalla combinazione di cerchio e quadrato, il cielo cosmico
rapportato alla terra. L’attività del cielo e il suo inserimento dinamico nel cosmo, si
ricollega ai simboli della divinità china sulla creazione di cui produce, regola e ordina
la vita.
Gli egiziani credevano che, molto tempo prima della loro civiltà, gli dei avessero
stabilito il sistema dell’ordine cosmico e l’avessero trasferito sulla loro terra. Una
razza di Dei aveva governato l’Egitto per millenni, prima di affidarlo alla linea divina e
mortale dei faraoni.. A ricordo di questo, furono (secondo alcuni autori) costruite le
piramidi, la cui disposizione e dimensione corrispondono alla cintura di Orione.22
Gli spazi sacri in cui compare la figura quadrangolare e circolare, rappresentano un
tentativo di recupero di quelle conoscenze geometriche e astronomiche, pallido
ricordo del tempo in cui l’uomo camminava con gli Dei. In questo sta l’importanza
del recupero della gnosi: ritrovare l’antica unità originaria con la manifestazione
divina, abbandonando non la materia di per sé, ma quella materia che in opposizione al
celeste recide i legami esistenti tra cielo e terra.
E’ questa l’opera dell’Arconte del mondo in opposizione alla divinità, il voler
cancellare l’origine divina del cosmo e dell’uomo. Il cerchio e il quadrato (il celeste e
il terrestre) non si trovano in opposizione, ma in uno stato di conciliazione. La terra
dipende dal cielo in quanto creato. Il quadrato non è, dunque, che la perfezione della
sfera celeste sul piano terrestre. Ma quando si recide il legame, allora la materialità
diventa vile materia, priva del soffio Divino. Il mondo non rappresenta più la
perfezione del creato, ma luogo di esilio e peccato. Solo l’iniziato recuperando la
conoscenza del Deus Revelator, riannoda i fili dell’unione originaria e delle
conoscenze perdute a essa collegate.
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Re: Michele e il graal: per chi ha orecchie per intendere

Messaggioda mariposa azul » 20/01/2013, 21:04

Ho ritrovato il documento che già mi avevi fatto conoscere nel 2010, ricordi quel bellissimo post sulla simbologia del giglio iniziato da Angelsword? Già allora l'avevo letto e riletto più volte perché molto denso di significato; oggi l'ho ritrovato e l'ho riletto trovando nuove comprensioni rispetto alle prime letture. Mi sento di consigliarne vivamente la lettura perché davvero importante, chi l'ha scritto secondo me ha un'approfondita conoscenza delle scienze iniziatiche.
Grazie nuovamente Drago :emtc110:
Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.”
RICHARD BACH

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Re: Michele e il graal: per chi ha orecchie per intendere

Messaggioda drago-lontra blu » 20/01/2013, 21:17

Grazie a te Gabry. Un abbraccio. :emtc110:
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Re: Michele e il graal: per chi ha orecchie per intendere

Messaggioda drago-lontra blu » 23/01/2013, 21:17

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Ottagono
L’ottagono, è il simbolo di resurrezione e la promessa della rinascita interiore ed
esteriore dell’uomo trasfigurato dalla grazia divina . L’ottagono e anche il numero otto
ad esso collegato, è il simbolo dell’infinito e dell’autorità universale, ma anche
dell’altro mondo nel quale si realizza l’assoluta perfezione. Viene ad indicarsi nel
simbolo l’idea di una via ascensionale verso il cielo; per questo nella tradizione
cristiana esso è allegoria della resurrezione, ossia del momento in cui si ricomincia
una nuova vita, morendo all’altra. L’otto, in particolare, rappresenta quest’idea di
rigenerazione, di transizione e si collega alla funzione trasmutatoria della Tumba di
Rotari. L’ottagono è, di conseguenza, simbolo di perfezione essendo la figura piana
che si poteva avvicinare più semplicemente alla circonferenza del cerchio (il regno
celeste).
Nell’ottica mistica, l’ottagono rappresenta il tentativo dell’uomo di elevarsi. Questi,
partendo da una figura semplice quale il quadrato, si evolve passando all’ottagono,
fino a raggiungere la perfezione rappresentata dalla circonferenza. L’ottagono,
inoltre, può raffigurare anche le otto porte che permettono il passaggio da uno stato
all’altro (o anche gli otto cieli23) costituendo il percorso mandalico che dal mondo
terreno, porta alla salvezza eterna.

Il sigillo di Salomone
Il sigillo di Salomone è formato dal triangolo che simboleggia l’acqua (principio
femminile) e da quello del fuoco (principio maschile). Simbolicamente, rappresenta la
saggezza che deriva dalla capacità dell’uomo di coniugare gli opposti e di formare,
così, il principio unico, la mente unica universale, composta, appunto, dalla sintesi di
maschile e femminile, Shiva e Shakti. Questo esagramma , è da datarsi anteriormente
all’utilizzo degli Ebrei; fuori dal giudaismo viene utilizzato prevalentemente
nell’occultismo. E’ un antico mandala trovato su antichi templi indiani costruiti
migliaia di anni fa. Simboleggiava il Nara-Narayana cioè il perfetto stato meditativo
dell’equilibrio tra l’uomo e Dio che, se mantenuto, avrebbe portato al Nirvana.24
Si utilizza, dunque, per rappresentare lo stato che si raggiunge grazie alla
comunicazione con il Grande Tutto, L’Eterno, Unico infinitamente perfetto,
emblema del principio costitutivo di tutti gli organismi e rappresenta lo schema
dell’essere nella molteplicità infinita delle sue manifestazioni, poiché è nel contempo
Uno e Trino.
Lo Iod, ossia lo spirito Creatore, è presente nei tre regni animale, vegetale e tutti gli
stadi dell’essere: nascita, vita, morte, corpo spesso, corpo astrale e anima. Inoltre,
rappresenta anche la maggiore aspirazione dell’iniziato, il raggiungimento dello stato
androgino, dell’uomo primordiale, l’Adam Kadmon, archetipo divino dove coesistono
in perfetta armonia e equilibrio, le forze maschili e femminili, l’io e l’anima. L’Adam
Kadmon era l’immagine primordiale di Ein.Sof, a somiglianza del quale, noi siamo stati
creati. Secondo l’esoterismo cristiano, esso simbolizza le due nature del Cristo
Umana e divina che si compenetrano e in quanto figlio dell’uomo, di riflesso
rappresenta la natura di ogni uomo diviso tra il mondo materiale (la materia, il corpo
pesante) e lo Spirito Divino che, compenetra e feconda, la materia.
Per questo motivo l’esagramma deve essere considerato un simbolo dinamico; i due
triangoli intrecciati formano la stella del macrocosmo o Mondo in Grande (unione
del trascendente con l’immanente). La dinamica del simbolo farà si che, al termine
delle loro corsa i due triangoli vengono a contatto solo per la loro base, ciò comporta
la perfetta unione con Dio. Dio, per creare il mondo, deve rinunciare alla sua unicità
e utilizzare la sua stessa sostanza per la creazione realizzando nella sua coscienza
individuale e unica, una coscienza plurale di esseri separati. Compito dell’uomo è,
dunque, l’unione con Dio, il ritorno alla condizione originaria: riportare nell’unità
della sua coscienza, la coscienza di tutte le cose. La via dell’iniziato è la strada che
porta verso la Grande Verità, fino a che grazie alla porta stretta, la via dell’elevazione
spirituale irta di ostacoli, difficile, dove gli errori non vengono perdonati, si
dischiudeva la conoscenza della Divinità e della nostra origine celeste (stellare?)

Conclusioni
:emtc35:
Nel tempio di Monte Sant’Angelo tramite le figure geometriche si designava, dunque,
l’idea di una via ascensionale verso il cielo 25 e i suoi misteri, portando l’uomo iniziato
ad un rapporto con i mondi intermedi. Grazie alla conoscenza eretica (alternativa qui
codificata) si accostava e si accosta tuttora, al concetto di rigenerazione del mondo
attraverso la Verità prigenia, in cui è contenuto un significato universalistico e
cosmico. Le idee portate avanti dagli edifici sacri richiamano i concetti eterni di
celeste e terrestre, della loro unione e interdipendenza, attraverso l’idea di un tempio
universale cosmico e dello spirito che in esso alberga. In questo tempio-idea, gli
uomini si raccolgono non solo per adorare la Divinità, per invocare la sua
benedizione ma, soprattutto, per rigenerarsi ed apprendere i Sacri Misteri senza i
quali l’uomo non può portare avanti al creazione.
Senza il cambiamento evolutivo tutto si ferma, tutto ristagna e si oppone, il concetto
di limite, a quello di Dio come di una forza che va oltre.
Inteso in questo senso, l’adepto si propone di opporsi all’idea di Dio come forza
limitante, espressa dal nome JHWE, ossia di colui che è dio dell’essere, quindi, della
staticità. In questo tempio gli iniziati testimoniano la propria adesione ad un credo
religioso alternativo che fa propria una descrizione del divino opposta a quella
ortodossa. Per gli iniziati Dio è Elohim ossia tutta la divinità, una forza cosmica che
dona la crescita e che ha bisogno della crescita umana, crescita che presuppone una
sfida continua ai suoi limiti.
Questo battistero, rappresenta un luogo di passaggio, di transizione da uno concetto
ortodosso ad un concetto rivoluzionario di credo religioso, atto a creare una
corrispondenza tra dimensione divina e dimensione terrena. L’uomo diventava così
un legame vivente tra le due realtà, passando da uno stato umano a quello
sovraumano: diventava cioè un sacerdote del sacro ordine di Melchisedeq.
Inoltre, passando prima nel battistero e ricevendo il battesimo spirituale, era in grado
di vedere con altri occhi i misteri celebrati nella chiesa posta a fianco del battistero,
poteva vedere, cioè, dietro il velo del simbolo esteriore.
Le associazioni cerchio-quadrato richiamano l’idea di un movimento, del
cambiamento di ordine. E’un immagine dinamica fra il trascendente a cui aspira
l’uomo e la terra su cui si trova in questo momento. Nella terra si percepisce come
soggetto di passaggio; un passaggio da realizzare, fin da ora, tramite i simboli (segni).
Tali forme simboliche provocano una rottura, non solo del ritmo della linea o del
livello, ma anche di una certa rappresentazione mentale che invita alla ricerca del
movimento, del cambiamento e di un nuovo equilibrio; e
rappresentano l’aspirazione ad un evoluzione superiore.
L’eroe diventa colui che scioglie l’enigma, colui che trionfa sulle tendenze inferiori
della propria natura. Eroe, è colui che non abbandona la ricerca di una vita
maggiormente partecipe della divinità potente, Saggia e Terribile nelle sue rivelazioni:
la trasmutazione alchemica dell’uomo trasformato in Dio Immortale, incorruttibile e
invulnerabile. Questo secondo, l’idea dello sforzo della ricerca attiva: si può capire
come lo svelarsi dei misteri sia stato osteggiato dal credo ortodosso alla luce della
rivelazione; nulla più apparirà come prima.................................
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Re: Michele e il graal: per chi ha orecchie per intendere

Messaggioda drago-lontra blu » 27/01/2013, 18:17

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CAPITOLO TRE :VERSO LA VERITÁ
La scritta sulla chiesa Di San Michele

Collegato al mistero della Tumba di Rotari era la scritta “Terribilis est locus iste. Hic
domus Dei. Est Porta Coeli” che tradotta diventa “Questo luogo è terribile. Questa è la casa di
Dio. Questa è la porta del cielo”.
La scritta è tratta da un passo della Bibbia26 dove si narra del Sogno di Giacobbe. In
questo sogno, Giacobbe, vide una scala che poggiava sulla terra e raggiungeva il cielo.
Al risveglio ebbe timore e disse “come è terribile questo luogo! E’ la casa di Dio e
questa è la porta del cielo” e diede il nome di Betel a quel luogo che prima si
chiamava Lux.
Questa scritta contiene indizi importanti che possono identificare la natura di Monte
Sant’Angelo, ponendolo nella categoria di luoghi privilegiati per le iniziazioni a
carattere fortemente esoterico e occulto. E non solo. La scritta di solito indica anche
posti fortemente sacri, varchi privilegiati in cui la dimensione umana e divina arrivano
a sfiorarsi.

Sacro e non sacro


Il carattere sacro di Monte Sant’Angelo si risulta ancora più evidente se messo a
paragone con il santuario di San Giovanni Rotondo, sicuramente più conosciuto e
meta di un incessante turismo religioso.
Il contrasto tra i due è stridente. I santuari distano soltanto pochi chilometri tra loro
ma, rappresentano due mondo opposti e contrastanti, con due modalità diverse di
intendere il sacro. Ed è questa differenza che è in grado di gettare una luce sul
mistero.
A differenza, infatti, del santuario micaelico a San Giovanni Rotondo non si respira
affatto il misticismo, né il senso di essere prossimi ad afferrare il senso del sacro,
ossia l’essenza della divinità.
San Giovanni Rotondo è principalmente un villaggio turistico in cui si concentra la
tendenza, tutta nuova , a creare il turismo religioso. Questo sembra sfruttare le ansie,
le angosce, le speranze e i bisogni umani che scaturisco dal passaggio epocale che ci
troviamo a vivere. Infatti, questo millennio, secondo alcuni esoteristi, ci pone di
fronte a un salto evolutivo di vitale importanza in cui si avverte l’imminente incontro
catastrofico o salvifico con la divinità. Tale possibilità di crescita, viene soffocata,
nascosta, manipolata dalla propensione alla mercificazione del sacro. Invece di
stimolare l’innata vocazione dell’uomo alla crescita, quindi alla partecipazione
consapevole a tale processo di risveglio, si offrono dei palliativi ossia dei simulacri del
sacro che, lungi dal favorire il processo di scoperta e codifica dei messaggio cosmici,
incatenano l’uomo alle sue ansie quotidiane e al potere di chi amministra il dolore e
non rinuncia alla liberazione delle anime, trattenendo per se il possesso delle
coscienze individuali.
Tutto questo fermento viene incanalato attraverso simboli che perdono la loro
funzione e la loro magia per creare una sorta di Egregora27, che offusca la possibilità
della rivelazione e della redenzione. Questa forza sembra avvolgere tutto il paese in
una cappa fumosa e impedisce la percezione dell’energia Sacra. Tutto appare una
pallida imitazione di antichi santuari che si contraddistinguevano perché sorti sulle
famose linee energetiche.
Senza l’autentico significato originario pervaso di fluido vitale, essi non solo
impediscono il contatto personale con Dio ma, soprattutto, non attuano la trasmutazione
degli uomini. Gli uomini, così, non sono spinti a liberarsi della materia, condizione
imprescindibile per entrare in contatto con il Divino. Incatenandosi sempre di più
alla realtà percepibile dai sensi comuni, essi non possono rendersi conto che nessuno
può sostituirsi all’incontro unico e irripetibile, tra l’uomo e Dio e che scopo
principale di tale incontro è l’evoluzione di quest’ultimo. E soprattutto non può
sostituirsi il dogma con l’autentico fuoco Divino che distrugge e rinnova. Le persone
si accontentano di un contatto secondario, privo della Gnosi con la logica rinuncia
alla conoscenza della Verità sulle sue origini.
In quest’ottica va inserito il richiamo mistico di Monte Sant’Angelo, posto in antitesi
con San Giovanni Rotondo, con la sua fulgida luce mistica a contrastare il falso
messaggio spirituale della dogmatica Chiesa Cattolica .
Monte Sant’Angelo diffonde un criptato messaggio iniziatico dal sapore
squisitamente eretico.
La funzione del sito è prettamente sacrale. Esso offre un alternativa all’effetto
soporifero della chiesa Cattolica, un messaggio sovversivo che sostituisce il perfetto,
tipico fedele, inquadrato in una dottrina che distoglie dalla Verità, in un credente
consapevole, attivo e illuminato dall’autentica rinnovatrice luce della Gnosi.
Il santuario micaelico è visto come autentica porta del cielo, il varco attraverso cui , il
fedele, ottiene la Rivelazione dei Misteri della divinità.
Perché questi misteri, questi segreti questo svelare ciò che è nascosto vengono
descritti come terribili? Per poter rispondere a questa domanda è opportuno
analizzare la figura chiave di San Michele.

La vera origine di San Michele Arcangelo.
San Michele viene paragonato per analogia a Mercurio. Entrambi infatti sono
psicopompi, sono annunciatori e portatori della volontà divina. Sembra quasi che, il
culto di San Michele, si sia originato direttamente dalla figura pagana del messaggero
degli dei.
Il nome Michele significa “colui che è come Dio” ed è considerato pertanto il Re degli
Dei. In realtà, secondo alcuni studiosi , Michele è un altro nome o aspetto di
Melchisedeq il Re del Mondo. Questo enigmatico personaggio di origine Cananea,
aveva un duplice aspetto: Metatron (il primo ministro di Dio) e Mikael (capo delle
milizie celesti). Metatron è chiamato l’angelo della faccia o principe del mondo, colui
nel quale è insito sia il principio del potere regale, sia quello del potere sacerdotale e i
due volti dello spirito e della materia che, se unite, formavano l’uomo perfetto e
giusto.
Il nome Melki-Tsedeq caratterizza un culto legato al Dio altissimo, El-Elyon il nome
divino presente anche in Fenicia ed accolto da Abramo per indicare il signore della
montagna. A Qumran,29 venne ritrovato un documento in cui traspare il ruolo di
MelkiTsedeq, quale essere celeste che assolve alla funzione di liberatore e di giudice
escatologico. Egli è re e sacerdote insieme. Il significato letterale del suo nome è
infatti, Re di giustizia ed allo stesso tempo, è re di Salem, cioè della pace. Si trovano
riunite nella sua figura i due elementi fondamentali che caratterizzano il Re Del
Mondo: giustizia e pace. Salem, inoltre, secondo Renè Guenon, non indica il nome di
una città ma se la si prende quale nome simbolico della residenza di Melkitsedeq,
potrebbe essere considerata come equivalente del territorio Agata, vero e proprio
centro spirituale del pianeta. Questo simbolico paese è, infatti, un crocevia del
mistero e fa parte di antiche tradizioni a proposito di una Terra Santa, localizzata nel
corso dei millenni in molti luoghi reali o leggendari. Secondo Helena Blavatsky,
Agharti è sorta sull’isola del Mar del Gobi dove, in tempi remotissimi, erano atterrati i
Signori della Fiamma, semidei provenienti da Venere. Altre dottrine fanno risalire la sua
fondazione addirittura a 15 milioni di anni fa. Gli abitanti di Agharti proverrebbero
dal continente Gondwana, rifugiatisi in seguito ad una catastrofe in vaste gallerie
sotterranee, portando con se il loro bagaglio di antichissime conoscenze. Il centro de
regno sotterraneo, sorge sul principale incrocio di correnti terrestri o forse, è esso
,stesso a generare questi fiumi di energia arcana che percorrono tutto il pianeta e si diffondono in
superficie irraggiati dai megaliti.
Agharti esisterebbe simultaneamente sia sul piano fisico, sia in una elevatissima
dimensione mistica e solo pochi hanno la possibilità di accedervi. Agharti e retta,
appunto, dal Re del Mondo, chiamato anche Manu, il legislatore universale, mediatore
tra l’uomo e la divinità e si ritrova in forme diverse, presso tutte le antiche religioni.
Ad Agharti, dunque, è nata la religione primordiale e perfetta dell’Età dell’Oro in grado, per
mezzo di pratiche mistiche, di porre l’uomo in totale comunione con Dio.
Questo Melkitsedeq, appare un personaggio importantissimo e superiore persino a
Abramo, in quanto lo benedice e da parte sua lo stesso Abramo riconosce totale
superiorità perché gli fa dono delle decime in segno di dipendenza. A tutti gli effetti
la benedizione a cui Abramo partecipa tramite Melkitsdeq, lo pone in relazione
diretta con l’Altissimo che lo stesso invocherà, chiamandolo Jehovah.
Se, dunque, Melkitsedeq è superiore ad Abramo, così è perché l’Altissimo Elyon, che
è il Dio di Melkitsedeq, è a sua volta superiore all’Onnipotente perché, il primo di
questi due nomi, rappresenta un aspetto divino più elevato del secondo.

La storia segreta della Bibbia .
Questo particolare è interessante e richiama alla mente una storia segreta della
Bibbia
Si racconta che, Dio, non è sempre stato uno e intero. Ha due nomi, due volti e due
diverse personalità. I due nomi sono: Dio creatore, quello che Gesù chiama Padre e il
signore Dio, il custode della creazione, l’Arconte di questo mondo.

Nella Quabbalah, il re del mondo è identificato con l’angelo Metatron, mentre, nella religione cristiana,
la sua funzione è svolta dall’Arcangelo Michele.
Dio è Elohim o El Aleph o lamed che significa la forza che va sempre oltre, mentre, il
Signore Dio, è in ebraico YHWH, Yod- He-Waw-He33 che significa colui che rende
visibile la vita, che limita la vita. YHWH è anche il participio del verbo essere.
L’essere per gli antichi, era inteso come realizzazione e limitazione: io sono tanto più
pienamente me stesso, nella misura in cui non sono qualcos’altro. Io sono se non
divengo, mentre, per divenire, devo temporaneamente cessare di essere ciò che sono
. YHWH è il Dio di questo essere limitante, mentre El, è invece il Dio del divenire che
sempre trasforma e si rinnova. El, il creatore, è il Dio che fece l’uomo a sua
immagine e somiglianza e il nostro io più grande e profondo è, per sua natura, tutto
quanto nel crescere e nel divenire. YHWH è, invece, colui che diede all’umanità la
sua forma e sostanza materiale e gli permise, così, di essere nel mondo terreno. Da
subito i rapporti con l’uomo furono tesi. L’uomo gli disobbediva e si comportava
secondo l’altra sua natura divina: voleva conoscere, crescere, cambiare. YHWH,
d’altra parte, per sua natura limitava l’uomo e quando l’umanità, nella brama di
conoscenza imparò a entrare in contatto con i figli di Dio i Be-Ha-Elohim, Egli fece
venire il diluvio e fu Elohim a salvare Noè che era nato da quelle congiunzioni con il
cielo. YHWH fin dall’inizio, rappresenta il Signore di questo mondo, la forza che dà
consistenza e solidità al presente, a scapito del futuro. Le religioni istituzionali, il cui
scopo è esserci il più a lungo possibile, pongono soltanto l’aspetto di YHWH sul
trono e insegnano a guardare la vita unicamente dal suo punto di vista.
Secondo un’altra versione ancora più segreta34 e antica, tanto Elohim quanto YHWH,
sono potenze divine impegnate in una medesima opera, dai medesimi intenti con
ruoli, però, diversi. Propulsivo il primo, indicante via via le mete, frenante il secondo.
Insieme guidano, istruiscono, incoraggiano l’uomo ma non per portarlo avanti. La
loro opera ha, bensì, bisogno che, l’uomo, stesso vada oltre e porti avanti la creazione
intera , di cambiamento in cambiamento, in una cooperazione di scoperte terreno-
celesti. Esortando l’uomo a superarli, poiché, essi stessi non giungono più in là di
dove l’uomo si ferma, si superano essi stessi in lui. Creatori autentici insieme con
l’uomo, sia che i confini siano appuntamenti profetizzati, sia che il confine
rappresenti un qualsiasi problema che si ponga all’individuo singolo, nella sua vita
quotidiana ed esiga da lui il superamento, mediante una radicale rinascita interiore.
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Re: Michele e il graal: per chi ha orecchie per intendere

Messaggioda shanti » 27/01/2013, 22:51

Articolone, con dentro tutto. Difficile a volte per chi, come me, non mastica e non ricerca molto queste cose, ma comprensibile perché in fondo tutto le antiche conoscenze, quelle vere, sono dentro di noi. Non ho potuto visitare questo luogo perché ero inchiodata nella grotta di Miki, ma la prossima volta ci andrò e potrò leggere meglio le verità che la struttura emana nei suoi particolari.
E mi vengono alla mente tante cose, come ad esempio gli stupa che hanno la base quadrata su cui si innesta il cerchio della cupola, a volte con i grandi occhi di Budda dipinti sopra. O Castel del monte col suo ottagono perfetto, o la fontana del Boden, anch'essa ottagonale che distribuisce acqua di altissima frequenza. E il sigillo di salomone che brilla sulla fronte di chi lavora per l'Ordine di Michele.
"Le idee portate avanti dagli edifici sacri richiamano i concetti eterni di
celeste e terrestre, della loro unione e interdipendenza, attraverso l’idea di un tempio
universale cosmico e dello spirito che in esso alberga. In questo tempio-idea, gli
uomini si raccolgono non solo per adorare la Divinità, per invocare la sua
benedizione ma, soprattutto, per rigenerarsi ed apprendere i Sacri Misteri senza i
quali l’uomo non può portare avanti al creazione."
Unione di cielo e di terra... sii umile perché sei fatto di terra, sii nobile perché sei fatto di stelle... uomini ponti tra cielo e terra, e tante altre simbologie che fanno parte della "sabiduria" come la chiama Don Americo, il patrimonio di sapienza che abbiamo nelle nostre cellule. Molto fumo è stato buttato sui veri significati, molta nebbia per nascondere la verità, ma la verità viene fuori e si mostra a chi vuole accoglierla.

Luogo incredibile Monte Sant'Angelo,la grotta, se si riesce ad andare oltre alla folla e alla pesantezza a volte delle prediche nelle messe che si susseguono costantemente, avvolge e parla la sua lingua di frequenze. Il paese ha qualcosa di particolare con le sue onde bianche fatte di tetti di case a punta, le icone di Michael incastonate ovunque e i simboli vivi che si trovano dappertutto. Stridente davvero il contrasto con quello che si respira a San Giovanni Rotondo, dove incontri il vecchio pesante monito del dolore, tappa unica e obbligatoria per la presunta salvezza dell'anima. Sono stata guardata malissimo dai devoti di Padre Pio, ora Santo, quando ho detto che non sarei mai più tornata lì. Ma sono scappata fuori di corsa sfilando davanti all'interminabile esposizione di bende insanguinate, passando sotto all'illuminante cartello : Ricordati c'è una croce anche per te :emtc28: Ho anche pensato che fosse a causa del mio amore per Michele e del mio non sentire Padre Pio (anche se non è certo da lui che dipende il circo)

Sono tornata a Monte dove si respira aria pulita, dove c'è vita e non morte, dove Michele e la sua frequenza luminosa ti innalzano e ti tolgono dal giogo del dolore per insegnarti a vivere anche le esperienze difficili trovando la forza della luce dentro di te, e crescere, divenire ciò che già sei.
E' curioso come il luogo sorto dopo, quindi più moderno, porti il messaggio vecchio e superato mentre il luogo più antico sia in realtà luce e risveglio.
YHWH e Elhoim a pochi chilometri di distanza, entrambi utili alla comprensione di dove siamo e di cosa vogliamo.
Grazie Drago, rileggerò per capire meglio perché magari ho capito a modo mio e mi è sfuggito qualcosa. :emtc110:
Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti

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Re: Michele e il graal: per chi ha orecchie per intendere

Messaggioda drago-lontra blu » 29/01/2013, 15:00

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I due sacerdoti

La tradizione giudeo cristiana , distingue due sacerdozi: uno secondo l’ordine di
Aronne l’altro secondo l’ordine di Melkitsedeq. Quest’ultimo, in quanto ordine di
Elohim, (il celeste) risulta superiore perché sussiste in eterno ed è di origine non
umana , poiché egli è fatto simile al figlio di Dio, poiché è attraverso la legge che
formula che, per questo mondo, egli è espressione e immagine del Verbo Divino.35
Gli attributi propri di questo Re di Giustizia, sono gli stessi simboli propri
dell’arcangelo Mikael (l’angelo del Giudizio): la bilancia e la spada. I due simboli
rappresentano le funzioni amministrativa e militare, i due elementi costitutivi del
potere regale. Graficamente,essi sono i due caratteri che formano la radice ebraica ed
araba del termine “Haq” che significa , al contempo, giustizia e verità 36.
Haq è la potenza che fa regnare la giustizia cioè l’equilibrio simboleggiato dalla spada
ed è questo il carattere preciso ed il ruolo essenziale del potere regale. La presenza
reale della divinità, è rappresentata nel mondo inferiore dall’ultima delle 10 Sephirot,
chiamata Malkut. Tra i sinonimi dati a Malkuth compare anche Tsedeq il giusto.
L’accostamento della regalità (Malkuth) alla giustizia (Tsedeq), si ritrova nel nome del
Re del Mondo Melkitsedeq. Melkitsedeq è, dunque, il realizzatore della pace e della
giustizia, nonchè Maestro di tutti i maestri che hanno collaborato nell’opera di
evoluzione e di creazione delle civiltà, nei tempi e presso vari popoli. Chi collabora a
quest’opera di cambiamento evolutivo, appartiene all’ordine sacro di Melkitsedeq,
come sopravvivenza di una religione più antica, depositata e criptata, nella storia più
segreta dell’ebraismo.

Conclusioni


Melkitsedeq viene appellato nella Pistis Sophia il Grande ricevitore della luce Eterna.
onsacrare un luogo a Michele/Melkitsedeq, significa farne un avamposto mistico in
cui, la luce della Divina Emanazione, possa fare da tramite tra l’uomo e Dio e
realizzare, così, benevolmente la vera opera di creazione, mediante una continua e
costante rinascita interiore. Si tratta di ottenere una forma di gnosi direttamente da
quella gerarchia spirituale che si rivela custode
di antiche conoscenze, derivate
certamente dall’incontro dell’uomo con i figli di Dio i Ben Ha Elohim e trasmessi di
generazione in generazione. Questa trasmissione, è prettamente regale (ossia formata
da Verità e Giustizia) ed estremamente selettiva dato la delicatezza del compito. Ed è
questa che è confluita in alcuni ordini segreti come la massoneria, i rosacroce e il
fantomatico per molti, Ordine di Sion.

CAPITOLO QUATTRO : LA DECODIFICA DEL MISTERO.
La porta del cielo
A questo punto è opportuno tornare al mistero della scritta sul portale della chiesa.
Dalle ricerche finora effettuate, è apparso chiaro come, Monte Sant’Angelo, sia un
antico ma dinamico centro di un culto segreto che possiamo definire eretico, in cui si
ravvisano influenze egizie, celtiche, ebraiche, gnostiche. Questo antico santuario
contiene criptate nei suoi monumenti, informazioni preziose non solo sulla storia
mistica dell’umanità, ma, soprattutto, sulle modalità con cui, tramite un percorso
iniziatico, è possibile accedere a una dimensione superiore trasmutando se stesso, per
stabilire l’originaria condizione umana e di conseguenza il legame uomo-dio, spirito
e materia. Perché un santuario dedicato al culto ermetico, portato avanti dai seguaci
dell’antico ordine di Melchitsedeq, è indicato come terribile?
La dicitura ebraica Beth El, la casa di Dio, è sinonimo delle montagne sacre poiché vi
si è compiuta una manifestazione divina. Secondo alcune testimonianze, di notte, si
manifesterebbero nel santuario forze sovrumane. Ma perché tali manifestazioni
divine sono da considerarsi terribili?
Terribilis, in latino, significa sia spaventevole ma anche venerabile. La traduzione
potrebbe essere sia “questo luogo è venerabile”, sia questo luogo è spaventoso. Il
latino, lingua sacra per eccellenza, riesce a rendere con una sola parola, l’idea della
dualità ma anche della necessità che, questa dualità, sia racchiusa in un principio
unico. Inoltre, il latino pone in rilievo i due elementi principali del sacro: la luce e il
buio. E’ come se esistesse una scala graduata alla cui estremità si ha la massima
purezza, tutto ciò che è venerabile, nel mezzo la scala si abbassa al quotidiano, al
profano, infine, all’estremità, si hanno le cose più terribili, magari impure o orribili. Se
ne deduce che esiste una sorta di potere magico legato alle due estremità e che
l’estremità pura non può essere violata dal sacrilegio.
La scritta può essere interpretata come un segnale della presenza di un luogo
particolarmente sacro, situato in prossimità delle lei lines e potrebbe provocare, perciò,
nell’iniziato o nel credente una doppia reazione: spavento, terrore del primo contatto
con il sovrannaturale, o la venerazione dell’adepto al mistero ivi contenuto. Entrando
nel Santuario si entra nella porta che dà accesso al cielo, ossia al mondo superiore che
è in fondo la casa, il luogo in cui il divino risiede.
Ma perché allora altri luoghi ugualmente sacri e importanti non sono stati così
contrassegnati? Forse appunto perché questi non sono soltanto sacri ma anche
custodi di un segreto terribile. Terribile per chi?
Il termine terribile si adatta alla perfezione all’idea del segreto sacro. Un segreto può
essere fonte di venerazione per l’iniziato che intraprendendo un cammino di
trasmutazione interiore e pertanto può essere ammesso alsuo cospetto. Ma per la
gente comune,spiritualmente addormentata e psicologicamente impreparata,può
essere terribile e devastante.

Ma può, inoltre, essere terribile soprattutto per i dogmi del potere costituito, creatore
e sovrano degli schemi mentali delle persone. Si tratta di conoscenze improntate sulla
gnosi ossia su di un contatto diretto, privo di intermediari, con il Divino, unico modo
per riuscire a ritrovare la scintilla divina dentro di se : il famoso Regno di Dio.
L’influenza dello gnosticismo.
Mentre procedevo nella ricerca, sentivo un irresistibile attrazione verso quelle
filosofie eretiche dello gnosticismo e dell’ermetismo che si trovano celate tra i muri di
pietra. Per quanto mi sforzassi di apparire oggettiva, queste idee mi toccavano nel
profondo. Tanto da non riuscire a considerarle in maniera distaccata. Era questa la
reazione che si voleva creare nell’uomo? Quella sensazione persistente di sapere, in
fondo, quanto esse siano vere e necessarie?
Monte S’Angelo faceva affiorare delle contraddizioni sepolte dentro di me.
Profondamente influenzata dalla cultura celtica, stentavo a considerare il corpo e la
materia come ricettacolo del male e che il mondo stesso, fosse la dimora privilegiata
di potenze arcontiche. E mi chiedevo se, lo gnosticismo e l’ermetismo, fosse
propagatori di tali concezioni o se, il simbolismo in esso celato, aveva connotazioni
più ampie e profonde. Imbevuta della filosofia celtica secondo la quale il mondo è
una creazione dello Spirito Unico, avvertivo questa presenza impressa ovunque.
Bastava svegliarlo poiché ignorato da secoli, dormiva assopito. Nei boschi, nelle
sorgenti, attraverso il vento, il cielo stellato, Dio, o meglio la Dea, parlava al cuore.
Allora come mai mi attraeva la filosofia opposta, secondo la quale il mondo era male?
E quale mondo era male?
Secondo i filosofi Indù, la realtà in cui viviamo è Maya, illusione, che ci impediscesi
vedere il vero volto dell’uomo e del mondo. Eppure , molti mistici hanno cercato Dio
nella solitudine della natura, nel contatto con la terra e imparando i misteri del
Cosmo, scrutando i cieli. Il Corpus Hermerticum recita ” come in alto così in basso” a
simbolo dell’originaria unione Cielo e Terra. Cielo e Terra, Spirito e Materia.
Cominciai a riflettere: quale mondo io reputavo fasullo? La risposta era una sola, il
mondo senza anima. Quella realtà mondana dove Dio, o la Dea, venivano
estromessi. Dove l’illusione delle passioni, del potere, ci allontanavano dal nostro
vero volto. Dove il cielo perdeva la sua magia e serviva solo da laboratorio, dove al
sentimento di timorosa reverenza, si sostituiva la tracotante arroganza dello
scienziato. Dove i cicli della creazione venivano piegati alla finalità cosciente
dell’uomo reso sempre meno Dio. Allora regnava il male, il decadimento, la
corruzione, ogni nostra azione perdeva ogni scintilla divina, prigionieri del potere
arcontico, dimenticando il comandamento più importante “cercate il Regno di Dio che è
dentro di voi”.
Se la rinascita è qui, allora la mente non crea più terrore; si lacera l’illusione e si torna
a casa. Forse i morti vivono veramente vicino a noi ma senza le pastoie tipiche della
nostra condizione umana. Dove non esistono città, la materia, ma solo luce, acqua e
vento. E forse dove alcuni diventano stelle.
Ed è proprio in quel punto appena scoperto che si annidava la mia concezione
gnostica. Io non credevo, né potevo credere , alla salvezza ottenuta soltanto per
mezzo della fede o dell’intercessione di altri. Così come non mi convinceva l’idea
secondo cui, l’uomo veniva spinto al male da un’entità esterna al proprio se. La
bontà, ossia quello stato elettivo di comunione con il Bene Supremo, doveva portare
ad agire secondo una legge superiore di equilibrio e armonia. Pertanto, essa non
poteva essere concessa soltanto se si seguiva in modo cieco dei comandamenti,
seppur giusti, imposti dall’esterno. La salvezza non poteva non trovarsi nella gnosi, nella
condizione della conoscenza di se. Bisognava , invece, comprendere il perché delle
nostre azioni e bisognava soprattutto riconoscere Dio in ogni cosa; solo così si poteva
ottenere la trasformazione di ogni atto in Sacro. L’accento andava posto sulla
responsabilità personale di ognuno. Gli esempi servivano ed erano importanti, in
quanto mappa che indica la via, da non confondere con la via stessa. Non andavano
considerati solo per essi ma per ciò che dicevano, perché ogni loro insegnamento
genera domande e le domande rappresentano la strada verso la Verità. Solo con la
conoscenza, il male, viene annientato e riequilibrato. Così come siamo, il dualismo
lacera, mentre la Verità riunisce ciò che è stato diviso. Per poter ascoltare questo
messaggio, però, è necessario distruggere l’identità precedente per ascoltare con la
voce dell’intuito e capire la differenza tra sensazioni dell’anima e sensazioni terrene.
Questo è il vero gnosticismo.
.............................

GRazie a te Killan.
E' in effetti un articolone, scritto secondo me in maniera leggera quanto basta per renderlo interessante senza farmi addormentare.
Trovarlo qua sul forum penso che sia luogo adatto per portare il pensiero oltre, togliendo qualche velo, aprendo a nuove domande, scoprendo cose nascoste.
Continua un altro po', siamo alla fine. :emtc168: :emtc168:
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Re: Michele e il graal: per chi ha orecchie per intendere

Messaggioda mariposa azul » 29/01/2013, 18:48

Io non credevo, né potevo credere , alla salvezza ottenuta soltanto per
mezzo della fede o dell’intercessione di altri. Così come non mi convinceva l’idea
secondo cui, l’uomo veniva spinto al male da un’entità esterna al proprio se.

La salvezza non poteva non trovarsi nella gnosi, nella
condizione della conoscenza di se. Bisognava , invece, comprendere il perché delle
nostre azioni e bisognava soprattutto riconoscere Dio in ogni cosa; solo così si poteva
ottenere la trasformazione di ogni atto in Sacro. L’accento andava posto sulla
responsabilità personale di ognuno.


Metto in evidenza questi passaggi perché mi risuonano molto, costituiscono la via da percorrere per arrivare alla comprensione. E' difficile la lettura a video di questo bellissimo scritto. Consiglio di scaricarlo e leggerlo e rileggerlo più volte perché davvero denso di significato. Grazie ancora Drago :emtc110:
Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.”
RICHARD BACH


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