Il Sè inconoscibile

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Oliviero Angelo
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Il Sè inconoscibile

Messaggioda Oliviero Angelo » 20/10/2011, 18:46

Il Sè inconoscibile

Il mistero più profondo dell'esistenza è il fenomeno della conoscenza. Puoi conoscere tutto ma non il tuo Sè. Colui che conosce non può essere conosciuto, perché conoscere qualcosa significa ridurlo ad oggetto. Il processo cognitivo stesso si fonda sulla dualità.. Io posso conoscere te perché dimoro nel mio essere, mentre tu ne sei all'esterno. Tu diventi un oggetto. Ma mi è impossibile conoscere il mio Sè perché non posso ridurlo a oggetto. Non posso incontrare il mio Sè tramite un metodo oggettivo. Non posso mettere il mio Sè di fronte a me. E se potessi porre il mio Sè di fronte a me, ciò che vedrei non sarebbe il mio Sè. Come potrebbe essere il mio Sè? In verità, colui che osserva dall'interno, solo quello rimarrebbe il mio Sè.
Il Sè è soggettivo, e questa soggettività non può essere oggettivata. Da qui il paradosso: ciò che conosce ogni cosa, non può conoscere se stesso; ciò che è fonte di ogni conoscenza rimane inconoscibile. Se riesci a capirlo, questo sutra sarà una grande rivelazione: è uno dei sutra più profondi, scende a livelli mai toccati da altri mistici. In esso si dice che l'autoconoscenza è impossibile, mentre da sempre hai sentito dire, ti è stato predicato, ovunque si dice: "Conosci te stesso." Ma come puoi conoscere te stesso? Ti è possibile conoscere tutto ciò che è altro da te, ma un solo elemento rimarrà sempre ignoto, inconoscibile: e quell'elemento sei tu.
Il termine "Conoscenza di Sè" non è affatto corretto. La conoscenza di Sè non è possibile. Ma questa impossibilità può creare in te un profondo pessimismo. Se la conoscenza del Sè non è possibile, l'intera dimensione religiosa diventa assurda perché quello è il suo unico scopo - offrirti la conoscenza di te stesso. Per cui il termine conoscenza di Sè deve avere un altro significato. Deve esistere qualche elemento, una dimensione nascosta, attraverso la quale ti è possibile conoscere il Sè senza per questo ridurlo a un oggetto. Deve essere possibile la conoscenza in un modo radicalmente differente.
Nel mondo tutto ciò che conosciamo è oggettivo mentre il soggetto rimane inconoscibile, colui che conosce resta ignoto. Ma è possibile conoscere questo soggetto conoscente? Questa è la domanda esistenziale, il problema fondamentale. Se esiste un solo modo per conoscere - e cioè la conoscenza oggettiva - non lo si può conoscere. Per questo tutti i pensatori con mente scientifica negheranno l'esistenza del Sè. Il loro negare è significativo: chiunque sia stato educato a pensare in termini oggettivi, e di oggettività, sosterrà che non vi è un Sè.
(...)
Per cui per la scienza, la morte è totale estinzione, nulla rimane. La consapevolezza non ha sostanza, è una conseguenza. Senza il corpo non può esistere. E' parte del corpo, una semplice combinazione di molti elementi materiali. Viene prodotta. Non è un elemento semplice: è un composto, una combinazione, una sintesi, qualcosa che dipende da altre cose. Il Sè non esiste. La scienza afferma che il Sè non esiste perché non lo si può conoscere.
La parola "scienza" vuol dire conoscenza. E se qualcosa è inconoscibile, la scienza non lo approverà, non lo accetterà. "Scienza" indica ciò che può essere conosciuto, solo questo... la scienza non è mistica. Non può cadere nell'assurdo. Per la scienza la parola stessa "Conoscenza di Sè" è assurda.
Eppure la religione ha un valore e un senso, perché esiste un'altra dimensione della conoscenza.
Cerca di comprendere quella dimensione del sapere dove ciò che si conosce non è ridotto ad oggetto. Per esempio: se in una stanza buia viene accesa una lampada, tutto ciò che si trova in quella stanza è illuminato, lo si conosce grazie alla luce della lampada. Ma anche la lampada viene ad essere conosciuta grazie alla luce. Tutto il resto: sedie, mobili, pareti, quadri, sono conosciuti grazie alla luce. Ma cosa ci porta a conoscere la luce stessa?
La luce si fa luce da sè. La sua semplice presenza rivela gli altri oggetti ma rivela anche se stessa. Ma queste due rivelazioni sono differenti.Quando si conosce una sedia tramite la luce, la sedia è un oggetto. La luce illumina la sedia, e se viene spenta, la sedia non può essere conosciuta. La conoscenza della sedia dipende dalla luce, ma la conoscenza della luce non dipende affatto dalla sedia. Se elimini tutto, la luce permane immutata. Non rimarrà nulla da illuminare, tuttavia continuerà a far luce a se stessa. Questa rivelazione della luce è un'autorivelazione.
Lo stesso accade nel il mondo interiore, con il Sè interiore. Per suo tramite si conosce ogni cosa, ma esso non si conosce se non per suo tramite - è un fenomeno che si rivela da sè.La conoscenza del Sè non significa che il Sè è conosciuto da qualcun altro, perché in questo caso l'altro sarebbe il Sè. Perciò, qualsiasi cosa venga conosciuta
in modo oggettivo non può essere il Sè. Il Sè rimarrà sempre colui che conosce. Ma come è possibile conoscere questo Sè? Il Sè di per se stesso è evidente, è un fenomeno che si rivela da solo: per conoscerlo non occorre altro. Non occorre ridurlo ad oggetto.



Di fatto tutti gli oggetti vengono rimossi dalla mente, quando si rimuove ogni struttura mentale, all'improvviso il Sè si rivela da solo. E' questa la differenza tra materia e consapevolezza: la materia non si autorivela, la consapevolezza sì. La materia deve essere conosciuta da qualcun altro, la consapevolezza si conosce da sè. Questa è la differenza fondamentale tra materia e consapevolezza. Gli alberi esistono, ma se non è presente un essere consapevole, essi non possono essere resi noti. Per essere rivelati hanno bisogno della consapevolezza di qualcuno.
Esistono le rocce, rocce splendide, ma se non vi è consapevolezza, esisteranno senza essere splendide - nessuno sarà consapevole della loro presenza. La loro esistenza sarà muta. Le rocce stesse non potranno riconoscere la propria esistenza. La vita cisarà sempre, ma non ve ne sarebbe alcuna rivelazione.
Un bimbo va a giocare vicino a quelle rocce e all'improvviso esse vengono rivelate. Ora non sono più esistenza cieca. Le rocce si sono affermate di fronte alla vita attraverso il bambino. Ora anche l'albero è stato rivelato. Ogni cosa intorno al bambino acquista vita in un senso nuovo. Il bambino è diventato fonte di rivelazione. Intorno a lui tutto ha acquistato vitalità. Per cui, più è profonda la tua consapevolezza, più profondamente riveli l'esistenza.
Quando viene al mondo un Buddha l'intera esistenza festeggia in "lui" a causa della sua profonda consapevolezza. Tutto ciò che è nascosto nella materia diviene manifesto. Prima non era mai stato conosciuto. La semplice presenza di un essere illuminato rende illuminata l'intera esistenza intorno a lui. Tramite la sua presenza tutto acquista vita e sensibilità. La consapevolezza rivela gli altri, ma ad un'altra consapevolezza non serve rivelarla: si rivela da se stessa.


Prendiamolo da un altro punto di vista: tutto deve essere dimostrato perché tutto può essere messo in dubbio. Ma non puoi mettere in dubbio il Sè, per questo il Sè non ha mai bisogno di una prova. Puoi forse dubitare del Sè? Cartesio, uno dei più famosi pensatori occidentali, usava il dubbio quale metodo di conoscenza. Iniziò il suo viaggio di conoscenza attraverso un dubbio che penetrava molto a fondo. Cartesio decise di dubitare di tutto finché non avesse incontrato un fatto che non potesse essere messo in dubbio. E se non sussiste un fatto fondamentale che non può essere messo in dubbio, non puoi costruire il palazzo della conoscenza perché non ha fondamenta solide su cui poggiare. Se tutto può essere messo in dubbio e deve essere dimostrato, l'intero edificio si fonda solo sulla logica. Qualcosa in profondità deve essere indubitabile, deve esistere senza bisogno di prova.
Dio può essere messo in dubbio. Ricordalo, Dio può essere messo in dubbio. Non solo, ma si può anche dimostrare che non esiste. Di fatto se qualcuno mette in dubbio Dio, non ti è possibile dimostrare la Sua esistenza. Puoi convincere solo coloro che sono già convinti ma non puoi convertire chi non crede: è impossibile. Non un solo ateo può essere convertito, perché ha bisdgno di prove e Dio non può essere dimostrato.
Dio non è scevro dal dubbio. Lo si può dubitare e confutare. Questa ipotesi può essere definita falsa. Non ci sono prove a favore. Per questo Cartesio insiste nel dubbio, nella discussione, nella ricerca, dicendo che se non incontra qualcosa nell'esistenza di cui non si possa dubitare... non qualcosa che possa essere dimostrata, niente affatto, ma che non sia possibile mettere in dubbio. E alla fine giunge al Sè, ed egli afferma che il Sè è una realtà più sicura di Dio. Lo è, perché non può essere messo in dubbio. Lo puoi forse dubitare? Anche per dubitarne lo devi possedere.
Per esempio, se sei in casa e qualcuno bussa e chiede se ci sei o no, e tu rispondi: "No, non ci sono", la risposta stessa dimostra che ci sei. Non puoi negare te stesso. Proprio il tuo dire "Non ci sono", dimostra che ci sei. La negazione stessa diventa una conferma. Non occorre un'affermazione - la stessa negazione è una conferma. Quando la negazione stessa è una prova, il fatto è indubitabile. Come potresti dubitarlo?
Non puoi dire: "Non so se esisto o no", o puoi dirlo? perché anche per essere in quella confusione è necessario che tu sia presente. Come può esserci confusione se tu non sei presente? Non puoi dire: "Non credo alla mia esistenza", perché anche il non credere implica la presenza di qualcuno. E' impossibile negare la tua esistenza, è impossibile negare l'esistenza dell'io.
Questo Sè è l'unico fatto indubitabile nel mondo, tutto il resto è stato messo in dubbio.
(...)
Il Sè non può essere messo in dubbio perché è evidente di per sè. Non occorrono prove, non occorrono discussioni: si evidenzia da solo.
Mahavir negò Dio: disse che non esiste alcun Dio. Ma non poté affermare che non vi è un Sè. Per cui il Sè per lui divenne divino. Disse: "Solo il Sè è Dio." Ed è vero! All'interno del tuo essere, il Sè è l'elemento più vicino all'esistenza divina. Per questo non può essere messo in dubbio. Si evidenzia da solo, si rivela da solo, si illumina da solo.
Questo è il secondo metodo di conoscenza. Il metodo scientifico implica conoscere una cosa in quanto oggetto. Il metodo religioso implica conoscere il soggetto in quanto soggetto. Nel metodo scientifico la conoscenza si compone di tre parti: colui che conosce, ciò che è conosciuto e la conoscenza. La conoscenza è solo un ponte tra colui che conosce e l'oggetto di conoscenza. La conoscenza religiosa non si divide in tre parti. Colui che conosce è ciò che si conosce e colui che conosce è la conoscenza. Non è suddivisa in tre elementi. E' unica, è indivisa.


Osho
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"Non nobis Domine, non nobis, sed nomine Tuo da gloriam"
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