da....Il gabbiano Jonathan Livingston

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Angel
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da....Il gabbiano Jonathan Livingston

Messaggioda Angel » 25/01/2010, 17:29



Arrivarono ch'era già sera. E trovarono Jonathan che volava librato, solo e in pace con se stesso, nel libero cielo che lui tanto amava. I due gabbiani che, a un tratto, gli comparvero d'accanto, uno di qua e uno di là, erano candidi come la luna, e dalle loro piume emanava un chiarore blando, suadente, nell'aria che imbruniva. Ma più amabile ancora era la grazia, l'abilità, con cui volavano, mantenendo fra le punte delle rispettive ali, una breve e costante distanza.
Senza profferir parola, Jonathan volle metterli alla prova. Una prova che mai nessun gabbiano aveva superato. Impresse sulle sue ali una torsione tale che gli permise di rallentare, fino al limite estremo, a un soffio dallo stallo. Ebbene, quei due radiosi uccelli, pure loro, rallentarono con lui, gli restarono alla pari, senza sforzo. Altrochè se s'intendevano, di volo lento.
Allora lui, raccolte le ali, rotò e si buttò giù in picchiata a centonovanta miglia all'ora. E quelli si tuffarono con lui, sfrecciando insieme a lui in perfetta formazione.
Infine lui compì, nella cabrata, un lungo mulinello verticale. E quelli volteggiarono con lui, tutti giulivi.
Si rimise in volo orizzontale e per un po' non aprì becco. "Molto bene," disse poi "e voi chi siete?"
"Veniamo dal tuo Stormo, Jonathan. Siamo fratelli tuoi."
Quelle parole furono pronunciate con calma e fermezza. "Siamo venuti per condurti più in alto. Per condurti a casa."
"Io casa non ne ho. Nè ho una patria, nè uno stormo. Sono un reietto. E più in alto di così, ve l'assicuro - stiamo volando alla sommità del Vento che nasce dalla grande Montagna - più in alto di così, tranne magari un par di cento metri, non riuscirei a sollevare questo mio vecchio corpo."
"Sì che invece puoi riuscirci, vecchio Jonathat. perché tu hai imparato tutto. Hai terminato un corso d'istruzione, e ne comincia un altro, per te. Adesso."
Come aveva illuminato tutta quanta la sua vita, il lume dell'intelletto lo soccorse in quel momento, e lui capì. Avevano ragione, quegli uccelli. Lui poteva volare, sì, più in alto. Ed era l'ora, sì, di andare a casa.
Abbracciò con un ultimo sguardo il suo cielo, i magnifici campi del cielo, dove aveva imparato tante cose.
"Sono pronto" disse alfine.
E il gabbiano Jonathan Livingstone fece prua verso l'alto, scortato da quei due splendidi uccelli, e scomparvero insieme nella notte.

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dhyan
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Messaggioda dhyan » 25/01/2010, 17:32

grazie angel ho letto e riletto questo piccolo libro e ogni volta e' sempre stupendo!!


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Nirava Damini
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Messaggioda Nirava Damini » 25/01/2010, 17:36

NON CI CREDO!!!
HO COMPRATO IL DVD DEL FILM (AVEVO LETTO IL LIBRO DA RAGAZZINA) E L'HO GUARDATO IERI POMERIGGIO!!
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dhyan
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Messaggioda dhyan » 25/01/2010, 17:41

eheh nirava ..ma dai... che sincronia..eh!!!


un bacio ciao!

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Angel
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Messaggioda Angel » 25/01/2010, 17:43

....bellissimo sincronismo ! ! !
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Messaggioda Angel » 26/01/2010, 15:54

Man mano che i giorni passavano, sempre più di frequente capitava a Jonathan di ripensare alla Terra donde era venuto. Se laggiuù lui avesse conosciuto solo una decima, anche solo una centesima parte, delle cose che adesso sapeva, quanto più senso avrebbe avuto allora, la vita! Chissà, si domandava, riposando sul lido, chissà se laggiù adesso ci sarà qualche gabbiano che lotta, e s'arrovella per superare i propri limiti, per scoprire come il volo non sia solo qualcosa che serve a procurarsi un tozzo di pan secco, sulla scia di una barchetta. Chissà se qualcun altro sarà esiliato come me per aver proclamato le sue idee al cospetto dello Stormo.
E più Jonathan ripassava le lezioni di bontà, più meditava sulla natura dell'amore, più cresceva, in lui, la nostalgia della Terra. Poichè, nonostante la vita solitaria che gli era toccato condurre, il gabbiano Jonathan era nato per fare l'insegnante. E, per lui, mettere in pratica l'amore voleva dire rendere partecipe della verità da lui appresa, conquistata, qualche altro gabbiano che a quella stessa verità anelasse.
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Messaggioda Oliviero Angelo » 26/01/2010, 16:08

Io sorrido e, perdonatemi, ma non posso esimermi dal mettere una mia poesia che questa "Storia" , anni fa, mi aveva dettato.


Il mio nome è Jonathan Livingston



Jonathan è il nome che mi è stato dato
bianche nel blu, le appendici spiegate,


- aprendo d’istinto più del mio becco-
del volo la brama, da stormo invisa,
negando ai pesci del mare il conforto
anelito appaga del volo perfetto;


le acrobazie nei trapezi del cielo,
plana il mio sguardo là dove non s’osa
sordo, s’impenna, sui vili timori
dolore ed esilio il prezzo che pago.


Convenzionale, da anziani, lo strillo
nell'abbandono la loro condanna
solo, su scoglio, reietto mi sento
- vita ridanno correnti maestre –


Giungono amici dal volo abbagliante
senza alcun sforzo ricamano l’aria
eterei indicando, del Paradiso,
la giusta via per riprendere il sogno.


In armonia ora gioco nel vento
ma sento, in cielo, che ancora non basta
lesto il pensiero mi lascia alla scia
pur già sapendo che posso eguagliarlo.


Di vera gioia è il librarsi sui mari
in un baleno di mente io volo
- tecnica appresa ad ambire all’amore -
ora la meta fissata è raggiunta.


…Ma nel profondo qualcosa mi manca
se questo dono non posso insegnare.


Paria del cielo ritrovo solingo
tosto trasformo in Signore dell’aria
stormo del cuore che ancora non crede
teme, stranito, volando più basso.


Dovrò librarmi ancora sull’astio
far ritrovare il gabbiano d’ognuno
non c’è sorriso a gioire da soli
questa, da fare, è la giusta missione.


Sogno stupendo di voli più audaci
che condivido svegliando gli ardori.
Immagine

"Non nobis Domine, non nobis, sed nomine Tuo da gloriam"
Gladius Lucis ImmagineImmagine

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Messaggioda Angel » 26/01/2010, 16:10

....non ho parole ! ! ! è maravigliosa la tua poesia e la sincronicità di intenti......
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