I fiori della tradizione
Il Giglio
la tradizione associa il giglio e la sua simbologia al bianco. Nato da una goccia di latte caduta dal seno di Giunone, il giglio rappresenta la divinità: fiore mariano, emblema di perfetta purezza, dello spirito puro, non ancora corrotto e candore ma anche segno di nobiltà d’animo e fierezza. Conosciuto da oltre 3000 anni,è uno tra i più antichi fiori coltivati, diffuso nell'antico Egitto , ma anche in Cina e in Giappone.La specie più nota è il giglio bianco anche detto ''giglio di Sant'Antonio''.Il fiore di giglio dai sei petali bianchi veniva spesso rappresentato sui vasi e sulle terracotte cretesi d'epoca minoica.Il giglio da sempre simbolo di purezza e di bellezza.Si comprendde dunque il motivo per cui , nel XII secolo, quello che già veniva chiamato il fiore della Vergine, venne scelto da luigi VII, senza dubbio allo scopo di compiacere la sua pia sposa Eleonora d'Aquitania che tanto amava la Vergine, per rappresentare lo stentardo della famiglia reale:tre fiori di giglio d'oro rappresentati su un fondo azzurro.Questo fiore cosi celebre e celebrato, esemplare , quasi canonico, che è spesso stato scelto per indicare altri fiori, come ad esempio, il mughetto, chiamato ''giglio della valle'' o ''giglio di maggio'', l'amarillide anche detto ''giglio di San Giacomo''oppure la ninfea nota come ''giglio dello stagno''.E' sufficiente contemplare un giglio ma anche respirare il suo profumo forte e avvincente per comprendere da dove provengono quei simboli di purezza e di candore da un lato, e di prestigio, di maestà dall'altro a cui questo fiore da sempre vene associato.Pertanto ,se si vuole dar prova di nobiltà di cuore o di purezza di sentimenti,
La Rosa
La rosa è il simbolo per antonomasia della realtà in divenire, della manifestazione in fieri. La rosa in Occidente ed il loto in Oriente hanno lo stesso significato, cioè la produzione della manifestazione. La rosa, per la sua forma, si ricongiunge ai significati simbolici del pentacolo e della stella a cinque punte. Infatti, la rosa a cinque petali rappresenta l’elevazione spirituale dell’uomo. In quanto tale, rappresenta l’evoluzione, la transizione dallo stato profano allo stato sacro. La rosa con otto petali è simbolo di rigenerazione; per questo venivano portate sulle tombe degli avi e offerte ai defunti. Simbolo di soavità, di grazia, di bellezza, di perfezione e di purificazione nello spirito; è il fiore più espressivo, simbolo d’amore e di dolore. Inoltre la rosa, che con le spine cerca di difendersi dalla profanazione, simboleggia anche riservatezza e silenzio. La rosa è stata in ogni tempo l’emblema della bellezza, della vita, dell’amore. Secondo la mitologia greca e romana la rosa è nata dal sangue di Adone e da quello di Venere, per questo rappresenta l’amore che genera e riproduce la vita.
Ecate, dea degli inferi, era talvolta rappresentata coronata di rose a cinque petali: il cinque indica la fine di un ciclo (4) e l'inizio di uno nuovo (4+1). Simbolo anche della riservatezza una rosa stilizzata a cinque petali fu spesso utilizzata per ornare i confessionali con la scritta "sub rosa", sotto il sigillo del silenzio e della discrezione.
Il Mirto
La pianta di mirto è stata da sempre associata all'universo femminile e alla femminilità. Nell'antica grecia i nomi di molte eroine ed amazzoni avevano tutte la stessa radice: Myrtò, Myrsìne, Myrtìla. Myrtò era un'amazzone che aveva combattuto Teseo come Myrìne era la regina delle Amazzoni, in Libia. Si chiamava Myrsìne una profetessa del santuario di Dodona che per un responso nefasto morì tragicamente. Ma anche la mitologia greca e latina associano il mirto a divinità femminili infatti era la pianta sacra ad Afrodite. In particolare Ateneo narra un'antica leggenda che vede come protaginista Erostrato, fedele ad Afrodite che durante un viaggio in mare fu sorpreso da una tempesta. Allora la dea gli apparve sotto forma di piccole foglioline di mirto spuntate improvvisamente dalla sua statueta che Erostrato aveva con se. Questo fatto diede coraggio ai marinai che così riuscirono ad approdare in un porto sicuro e salvarsi. Una volta a terra Erostrato depose la statuetta con le foglie di mirto nel tempio di Afrodite ed intrecciò una corona di rami di mirto che da allora venne chiamata "Naucràtis" ovvero "signora delle navi". Il mirto è stato da sempre il simbolo della fecondità tanto che Plinio lo aveva soprannominato "Myrtus coniugalis" in quanto si usava nei bancheti di nozze come augurio di una vita serena e ricca di affetti. Nei canti cretesi rappresenta da sempre una pianta afrodisiaca tanto che si esorta chi vuole essere amato a raccoglierne un ramo. Il mirto è anche considerata una pianta di buon augurio e di buona fortuna tanto che quando si doveva partire per fondare una nuova colonia ci si cingeva il capo con una corona di mirto come augurio appunto di buona sorte. Il mirto però ha anche un significato funebre. Infatti nell'antica Grecia si raccontava che Dioniso, quando era sceso nell'Ade per liberare la madre Semele aveva dovuto lasciare in cambio una pianta di mirto. Da allora il mirto ha rappresentato l'oltretomba ed i defunti. Questa doppia valenza del mirto, da una parte pianta solare e ben augurale dall'altra pianta funebre, non deve stupire infatti la vita e la morte sono sempre stati un tutt'uno nell'universo e l'aspetto funebre non è da vedersi in senso negativo ma semplicemente come l'evolversi della vita.
La Spiga di grano
La pianta del grano simboleggia il ciclo delle rinascite. Poiché il cereale prima di nascere in primavera resta sepolto sotto terra, è l’analogia del passaggio dell’anima dall’ombra alla luce. Il grano è il simbolo della fecondità. Infatti nella mitologia Greca, Demetra la dea dei cereali e delle messi, è rappresentata con la fronte cinta da una corona di spine di grano. Demetra era l’iniziatrice dei misteri di Eleusi (questi misteri erano divisi in grandi e piccoli. I piccoli misteri erano una preparazione ai grandi misteri e si celebravano presso Atene. I misteri eleusini conferivano una sorta di noviziato. Dopo un certo lasso di tempo il novizio era iniziato ai grandi misteri, che erano tenuti di notte. In questi misteri le cerimonie erano collegate con l’evoluzione degli astri e il susseguirsi delle stagioni), illustrando l’alternarsi delle stagioni. Il ciclo vita-morte evocato dal grano traspare, con ugual significato, anche nell’immagine di Osiride, dio egiziano dei cereali e della morte.
L'Alloro
La pianta di Alloro nell'antica Grecia era considerata una pianta sacra ad Apollo perché secondo la leggenda, in essa fu trasformata la ninfa Dafne per sfuggire al dio che la inseguiva e così lo stesso Apollo, proclamò questa pianta sacra al suo culto e segno di gloria da portarsi sul capo dei vincitori. I greci anticamente chiamavano l'Alloro Dafne, in ricordo della Ninfa. Considerata pertanto una pianta nobile per eccellenza era normale coltivarla nei giardini imperiali e gli imperatori romani si cingevano la testa di Alloro durante i trionfi e le cerimonie come se si trattasse di una preziosa corona. Questa usanza si è protratta fino al Medio Evo e nel Rinascimento ma ad essere incoronati o "laureati" come si diceva, non erano più i sovrani ma i giovani poeti ed i letterati.. Il termine attuale di "laurea" deriva proprio da questo riconoscimento. In molte leggende popolari, piantare una pianta di Alloro davanti alla porta di casa allontanerebbe i fulmini. Questo deriva dal fatto che Giove avrebbe decretato che questa pianta fosse preservata per rispetto a Dafne.