Donne tra i Celti

Tradizioni, miti, racconti del Popolo Celtico
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Donne tra i Celti

Messaggioda Ospite » 28/02/2009, 14:09

Donne tra i Celti

Nella mitologia irlandese si racconta della Tirr na mban, la Terra delle Donne, un mondo invisibile ma parallelo, con cui è possibile entrare talvolta in rapporto. Avalon è un'altra sua versione.




In Irlanda e in Britannia succede qualcosa di molto interessante circa le figure femminili: accanto al perdurare della figura dell'antenata mitica, la madre del clan, (propria della cultura matrilineare delle popolazioni agricole preesistenti nelle Isole Britanniche tra il IV e il III millennio a.C.), va a sovrapporsi la cultura guerriera e gerarchica tipica dei popoli indoeuropei producendo la figura della donna insieme madre, amante, maga e guerriera.
Nel mondo celtico la donna gode degli stessi diritti dell'uomo e può continuare ad essere capo-clan, druida, regina, madre che dà il suo nome ai figli, (perché proprio così accadeva a quel tempo).
Il mondo celtico è una struttura divisa in ranghi in cui essere maschio o femmina non è elemento determinante: esistono uomini e donne libere, uomini e donne servi. In alto stanno i guerrieri,




tra cui viene espresso il capo clan, che spesso si chiama Re, semplicemente Re del clan. Poi venivano i druidi,




i padroni del bestiame, i piccoli agricoltori e infine i commercianti e i servi.




Le numerose regine, guerriere e capi clan continueranno ad esistere fin dopo la cristianizzazione (fino al 600 circa), quando la nuova legislazione vieterà il possesso di terra alle donne, escludendole dall'eredità in presenza di fratelli maschi e proclamando la loro esenzione dal combattere.
Fino a quel momento in Irlanda e in Britannia le donne avevano ricoperto un ruolo centrale nella vita religiosa come sacerdotesse (la cui prerogativa era la preveggenza) e come regine e capi clan.




Un altro aspetto della vita sociale al tempo dei Celti era il fostering, cioè l'affidare il bambino o la bambina intorno ai sette anni fino all'adolescenza o al matrimonio a una famiglia diversa, per completare l'educazione.
Questa usanza rispondeva al bisogno di ampliare le alleanze tra un clan e l'altro, fungendo da correttivo allo stato di belligeranza tra i gruppi diversi.





Inoltre la maestra dei guerrieri era quasi sempre una donna. L'insegnamento era composto da tre fasi: dare il nome, dare l'arma, e l'iniziazione sessuale.
Solo dopo un periodo in cui venivano completate le tre fasi, il guerriero o la guerriera poteva ritenersi tale a pieno titolo.





Dare il nome è connesso con il potere che veniva attribuito al nome vero di una persona, che doveva essere segreto: ognuno aveva un nome d'uso comune e uno o più nomi segreti di cui pochissimi erano a conoscenza, perché conoscere il vero nome di qualcuno, dà a chi lo conosce un potere enorme sulla persona.
La tradizione del nome segreto esiste in ogni contesto culturale che opera con il potere e il controllo delle energie invisibili.
Dare l'arma invece vuol dire realmente e simbolicamente conferire la forza, la capacità e lo strumento adeguato per combattere.

Altro valore importante era quello dell'ospitalità; l'ospite era qualcosa di sacro, poteva fermarsi un giorno, un mese, dal momento che si presentava come ospite nella struttura del clan che lo accoglieva.



L'esistenza del clan era ancora una volta basata sull'affidamento e sulla responsabilità del capo, che un tempo era stata la madre del clan stesso, l'antenata mitica.



Prossimamente cominceremo ad occuparci della religione celtica, argomento ampio e ricco di sfumature, illustrazioni e analogie profonde.



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RaggiodiSole
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Donne tra i Celti

Messaggioda RaggiodiSole » 28/02/2009, 21:15

Ciao a tutti, ho letto con molto interesse , l'argomento è veramente interessante. Grazie a voi di esserci
Un abbraccio nell'Amore Universale e nella Luce.
Raggiodisole
Vita e Morte: nel Sole trovano la perfezione del cerchio.


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