La Donna Selvaggia

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Angel
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La Donna Selvaggia

Messaggioda Angel » 07/06/2013, 22:02

In questo ultimo periodo viene spesso a fare visita ai miei pensieri un'immagine che sono convinta appartenga ad una mia vita passata, una donna in cima ad una collina con un lungo abito e con le braccia alzate al cielo in un gesto di comunione con l'energia cielo_terra......quando rivedo in me questa immagine vengo travolta da brividi intensi, se poi la riproduco a mia volta i brividi aumentano anocor di più......la sensazione di essere in contatto profondo con le potenti energie della natura.
Leggendo questo passaggio che parla della "Donna Selvaggia" ho trovato una bella spiegazione.....


“Wild Woman” il suono di queste due parole rieccheggia “quel llamar o tocar a la puerta”, quel fiabesco bussare alla porta della psiche femminile profonda.

“Llamar o tocar a la puerta” alla lettera significa suonare lo strumento del nome per fare aprire una porta, significa usare parole che intimano l’apertura di un passaggio. Da qualunque cultura sia influenzata, la donna comprende intuitivamente le parole “donna e selvaggia”.

Quando le donne odono queste parole, un antica, antichissima memoria si rimescola e torna in vita. La memoria è della nostra assoluta, innegabile e irrevocabile affinità con il femminino selvaggio, una relazione che può esere diventata spettrale per negligenza, sepolta dall’addomesticamento eccessivo, messa fuori legge dalla cultura circostante, o non piu compresa per niente. Possiamo aver dimenticato i suoi nomi, possiamo non rispondere quando chiama i nostri, ma nelle ossa la conosciamo, ci struggiamo tendendo a lei; sappiamo che lei ci appartiene e che noi apparteniamo a lei.

E’ in questa relazione fondamentale, essenziale fatta di forze naturali che siamo nate. Ci sono momenti in cui ci riesce di esperirla, seppur fugacemente soltanto, e ci fa impazzire per la voglia di continuare. Ci sono delle donne alle quali questo rigenerante “gusto del selvaggio” arriva durante la gravidanza, durante l’allattamento del loro piccino, permane mentre si compie il miracolo del cambiamento di sè nell’allevare un bambino, mentre curano un rapporto amoroso come curerebbero l’amato giardino. La si sente anche nella vista anche attraverso spettacoli di grande bellezza. Io l’ho sentita vedendo quello che nelle selve chiamiamo “tramonto da Gesù-Dio”.

Viene a noi anche con il suono; con la musica che fa vibrare il diaframma, eccita il cuore; viene con il tamburo, con il fischio, il richiamo e l’urlo.Viene con la parola scritta e la parola detta; talvolta una parola detta, o una frase, o una poesia , o una storia è così risonante, così esatta, da rammemorarci, almeno per un istante, quella sostanza di cui siamo realmente fatte, e dove si trova la nostra vera casa.

La nostalgia affiora quando capita di incontrare una persona che si è assicurata questa relazione selvaggia. La nostalgia affiora quando ci si accorge di aver dedicato poco tempo al mistico falò o al sogno, troppo poco tempo alla vita creativa, al lavoro della propria vita, o ai veri amori. Pure sono questi gusti fugaci che vengono sia dalla bellezza sia dalla perdita che ci fanno sentire così deprivate, così agitate, così desideranti che alla fine dobbiamo inseguire questa natura selvaggia. Allora ci lanciamo nella foresta o nel deserto o nella neve e corriamo forte, con gli occhi che scrutano il terreno, cercando sopra, sotto, cercando un indizio, un resto , un segno che lei vive ancora e non abbiamo perduro la nostra occasione.

E quando ne ritroviamo le tracce è tipico delle donne mettersi a correre forte per riguadagnare il tempo perduto, liberare la scrivania, liberarsi dal rapporto, svuotare la mente, voltar pagina, insistere su un intervallo, una pausa, rompere le regole, fermare il mondo, perché mai piu faremo a meno di lei. Se le donne l’hanno perduta e l’hanno poi ritrovata, combatteranno per trattenerla per sempre. Quando l’hanno riconquistata, lottano e lottano strenuamete per trattenerla, perché con lei la loro vita creativa fiorisce; le loro relazioni acquistano significato e profondità e salute; si ristabiliscono i cicli della sessualità, della creatività, del lavoro e del gioco; non sono più territorio di caccia da depredare; sono autorizzate dalle leggi della natura a crescere e a prosperare. Quando le donne riaffermano il loro rapporto con la natura selvaggia, vengono dotate di un osservatore interno permanente, un conoscitore, un visionario, un oracolo, un ispiratore, un fattore, un creatore, un inventore e un ascoltatore che guida e suggerisce, e incita una vita vibrante nel mondo interiore e nel mondo esterno.

L’archetipo della Donna Selvaggia si può esprimere in termini diversi e altrettanto adeguati. Potete chiamarla natura istintiva, potete chiamarla psiche, ma sempre l’archetipo della Donna Selvaggia sta lì dietro, in poesia lo si potrebbe chiamare “l’Altro”, oppure i “sette oceani dell’Universo” è nel contempo amica e madre di coloro che hanno perso la strada, si sono sperdute, di tutte coloro che hanno bisogno di sapere, di tutte coloro che hanno un enigma da risolvere e di tutte coloro che vagano e cercano nella foresta o nel deserto.

Quali sono alcuni dei sintomi di una relazione infranta con la forza selvaggia?

Sentirsi straordinariamente aride, fragili depresse, confuse, imbavagliate, zittite, appiattite. Sentirsi impaurite, esitanti o deboli, senza ispirazione, senza vivacità, senza senso, ferme, sterili,compresse, pazze. Sentirsi impotenti, cronicamente in dubbio, vacillanti, bloccate, incapaci di determinazione, di dare la propria vita creativa agli altri, di rischiare nella scelta dei compagni, del lavoro delle amicizie, incapaci di darsi un ritmo o dei limiti, essere lontane dal proprio Dio o dai propri Dei, affogate dalla routine domestica, nell’intelletualismo, nel lavoro o nell’inerzia perché questo è il posto piu sicuro per chi ha perduto i suoi istinti. Paura di avventurarsi da sole , di cercare una guida, una madre, un padre, paura di mostrare il proprio lavoro imperfetto, di fermarsi quando null’altro resta da fare, paura di agire, sempre a contare fino a tre senza cominciare mai. Complesso di superiorità, ambivalenza, eppure altrimenti pienamenti capaci, funzionanti appieno.

Queste rotture sono una malattia non di un’era o di un secolo, ma diventano un epidemia ovunque e tutte le volte che le donne sono catturate, tutte le volte che la natura selvaggia rimane intrappolata.

La donna sana assomiglia molto a un lupo: robusta, piena di energia, di grande forza vitale, capace di dare la vita, pronta a difendere il territorio, inventiva, leale, errante. Con la Donna Selvaggia come alleata, guida, modello, maestra noi vediamo con gli occhi dell’intuito, porta tutto ciò che una donna ha bisogno per essere e sapere. Porta il medicamento per tutto, porta storie e sogni, parole, canzoni, segni e simboli. E’ nel contempo veicolo e destinazione.

Riunirsi alla natura istintuale non significa disfarsi, cambiare tutto da sinistra a destra, dal nero al bianco, spostarsi da est a ovest, comportarsi da folli o senza controllo. Non significa perdere le proprie socializzazioni primarie, o diventere meno umane,significa pittosto il contrario. La natura selvaggia possiede una ricca integrità.

Significa fissare il territorio, trovare il proprio branco, stare con sicurezza e orgoglio nel proprio corpo indipendentemente dai suoi doni e dai suoi limiti, parlare e agire per proprio conto, in prima persona, essere consapevoli, vigili, riprendere i propri cicli, scoprire a cosa si appartiene, levarsi con dignità, conservare tutta la consapevolezza possibile.

La Donna Selvaggia in quanto archetipo, e tutto quanto sta dietro lei, è la patrona di tutti i pittori, gli scrittori, gli scultori, i ballerini, i pensatori, di coloro che compongono preghiere, che ricercano, che trovano, perché tutti loro sono impegnati nell’opera di invenzione, ed è questa la princilpale occupazione della Donna Selvaggia. Come in tutte le arti sta nelle viscere e non nella testa.

Dov’è presente? Percorre i deserti, i boschi, gli oceani, le città, vive tra le regine, in sala di consiglio, in fabbrica, in prigione sulla montagna della solitudine. Vive nel ghetto, all’università e nelle strade. Lascia per noi delle impronte ovunque ci sia una donna che è terreno fertile.

Per trovare dunque la Donna Selvaggia lasciamo cadere i falsi manti che ci hanno dato. Indossiamo il manto autentico dell’istintinto possente della conoscenza. Infiltriamoci nei territori psichici che un tempo ci appartenevano. Sciogliamo le bende, torniamo a essere ora, le donne selvagge che ululano, ridono, cantano Colei che ci ama tanto.

Senza di noi la Donna Selvaggia muore. Senza la Donna Selvaggia, siamo noi a morire. “Para Vida” tutte dobbiamo vivere.

Ogni volta che alimentiamo l’anima è garantita una crescita.


da “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés
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Angel

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Astrid
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Re: La Donna Selvaggia

Messaggioda Astrid » 08/06/2013, 15:11

Un gran bel pezzo da leggere cara Angel,
l'ho fatto tutto d'un fiato e lo rileggerò... sento che mi appartiene ed è bene che mi prenda un attimo di più calma e attenzione.

ciao stella!!
:emtc63:

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Angel
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Re: La Donna Selvaggia

Messaggioda Angel » 08/06/2013, 20:56

Grazie Astrid......oggi mi è venuto di chiamarti così....ciao bellissima!!!!! :emtc110:
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