La Croce del Sud

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drago-lontra blu
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La Croce del Sud

Messaggioda drago-lontra blu » 25/04/2011, 17:40

Ricevere la benedizione da parte di 10 stelle non è cosa da poco. Ho potuto goderne grazie agli amici presenti ad una delle serate che si svolgono regolarmente a casa di Killan. Cercando cosi' quella che dovrebbe essere la mia stella , che ti trovo? E no, non quella, ma questa:

per chi poi volesse approfondire quella parte della Divina Commedia in cui si attribuisce a Dante di parlar di detta costellazione, ecco qualcosa di interessante
clicca qua buona lettura.





La Croce del Sud è una piccola ma famosa costellazione, una delle più brillanti e caratteristiche del cielo australe: la sua stella principale, Acrux, è la tredicesima stella più brillante del cielo.

Dato che il Polo Sud celeste manca di una stella brillante che lo marchi, come fa la Stella Polare con il Polo Nord (Sigma Octantis è la più vicina, ma è così debole da essere inutile), due delle stelle della Croce del Sud (alfa e gamma) sono normalmente usate per trovarlo. Seguendo la linea definita da queste due stelle per approssimativamente 4,5 volte la distanza tra di loro si arriva ad un punto molto vicino al Polo Sud celeste.

La costellazione giace sulla Via Lattea australe, in un tratto molto brillante e le sue stelle più brillanti (ad eccezione di gamma Crucis) fanno parte di un’associazione stellare nota come Associazione Scorpius – Cantaurus.

La costellazione, come detto, giace sulla Via Lattea; questo fa sì che entro i suoi confini siano ben visibili diversi oggetti del profondo cielo interni alla nostra Galassia.

La Nebulosa Sacco di Carbone è la più prominente nebulosa oscura del cielo, ben visibile ad occhio nudo come una toppa scura in questo tratta di Via Lattea, poco ad est della stella Acrux.

Un altro oggetto è l’ammasso aperto NGC 4755, conosciuto anche come Scrigno di Gioie o Ammasso di Kappa Crucis; fu scoperto da Nicolas Louis de Lacalille nel 1751. Si trova ad una distanza di circa 7.500 anni luce e consiste di circa 100 stelle azzurre sparse su un’area larga 20 anni luce, sulle quali domina una stella rossa che contrasta con le altre e che conferisce all’ammasso il nome ancor più noto di Scrigno di Gioielli. Un altro ammasso aperto facilmente rintracciabile è NGC 4609, visibile ad est di Acrux, sul bordo occidentale del Sacco di Carbone.







La stella alfa, Acrux, è una doppia molto bella, caratterizzata non tanto dal contrasto di colori, che non c’è, quanto alla relativa brillantezza delle componenti. Il sistema si trova a 321 anni luce ed ha una magnitudine globale 0,77. Le due stelle sono molto simili e hanno magnitudini apparenti 1,33 e 1,73, assolute -3,64 e -3,24 (2300 e 1600 volte il Sole), spettri B0,5IV e B1V, temperature 28.000 e 26.000 K. La separazione fra le due stelle è di 4,4” (che equivalgono ad una separazione reale di almeno 430 UA) in AP 115°. La sella meno brillante ha una massa di circa 13 masse solari. La stella più brillante è una doppia spettroscopica: le due stelle di 14 e 10 masse solari, orbitano in 75,769 giorni a una distanza reciproca di una UA.

La stella beta, Mimosa, è distante 353 anni luce, ha magnitudine apparente 1,25v e assoluta -3,92 (3000 unità solari). Il diametro è 15 volte quello del Sole, la massa 14 volte, la classe spettrale è B0,5III, la temperatura di 27.600 K. E’ una variabile del tipo beta Cma (Mirzam): l’oscillazione avviene tra le magnitudini 1,23 e 1,31 in 5 ore, 40 minuti e 34 secondi.

La stella gamma, Gacrux, è lontana 88 anni luce, ha magnitudine apparente 1,59 e assoluta -0,57 (138 volte il Sole). La classe spettrale è M4III, la temperatura 3400 K. Il diametro risulta essere 120 volte quello del Sole, la massa circa 3 volte.

La parte di cielo descritta da Tolomeo nell’Almagesto arrivava a circa l’85% del totale e fin quasi alla fine del Cinquecento il restante 15% rimase senza stelle, agli occhi di chi viveva alle latitudini mediterranee, naturalmente. In realtà diversi viaggiatori europei si erano affacciati sui cieli del “mondo di sotto” senza però tradurre quello che avevano visto in vere osservazioni astronomiche. Quindi c’era ancora spazio per nuove costellazioni e gli astronomi europei scalpitavano per disegnarle sui loro globi celesti. Il più attivo in questo senso fu Petrus Plancius, astronomo, cartografo e ecclesiastico olandese che divenne grande esperto delle rotte per le Indie in generale e per le Isole delle Spezie in particolare; tanto da essere fra i fondatori della Compagnia Olandese delle Indie Orientali.

Nel 1595 una flotta di quattro navi salpò dai Paesi Bassi per la prima spedizione olandese nelle Indie Orientali e Plancius ne approfittò per incaricare Pieter Dirkszoon Keyser, pilota dell’Hollandia, di effettuare osservazioni astronomiche nella zona di cielo attorno al Polo Sud ancora priva di costellazioni.

Keyser eseguì gli ordini nella maniera più scrupolosa, ma non per molto perché morì l’anno successivo, mentre la flotta si trovava a occidente di Giava. In ogni modo quando la flotta tornò in Europa, i suoi preziosi appunti contenenti la descrizione di 135 stelle, suddivise in 12 nuove costellazioni, furono consegnati a Plancius e le costellazioni furono inserite dall’astronomo in un mappamondo del 1598 con i nomi di Camaleonte, Dorado, Fenice, Gru, Idra Maschio, Indiano, Mosca, Pavone, Pesce Volante, Triangolo Australe, Tucano e Uccello del Paradiso.

Ma la storia non era finita. La flotta con la quale aveva viaggiato Keyser era comandata dall’esploratore olandese Cornelius de Houtman e fra i componenti dell’equipaggio c’era suo fratello minore Frederik, che aveva collaborato con Keyser, nelle osservazioni del cielo maturando un’esperienza che mise a frutto in occasione di una seconda spedizione nelle Indie, nel 1598. Fu un viaggio sfortunato. Arrivati sulle coste settentrionali di Sumatra, Cornelius e suo fratello furono catturati e processati dal sultano di Atjehm che condannò a morte il comandante e imprigionò il più giovane Frederik; una prigionia che durò due anni durante i quali l’olandese riuscì a proseguire le osservazioni astronomiche e a dedicarsi allo studio della lingua malese.

Tornato in patria, Frederik pubblicò nel 1603 un dizionario del malese e della lingua del Madagascar, il malgascio, che, in appendice, riportava le sue osservazioni astronomiche relative alle 12 costellazioni già descritte, attribuendosi così tutto il merito della scoperta e affermando orgogliosamente che “quelle stelle non erano mai state viste da alcuno”. Neppure una parola per Keyser suo maestro e vero padrino delle nuove costellazioni che Plancius aveva inserito nel suo globo nel 1598, dove comparve anche la Croce del Sud.

Quest’ultima costellazione ha avuto una gestazione lunghissima. La Croce del Sud è la più piccola delle 88 costellazioni e, sebbene sia stata promossa a questo rango solo alla fine del Cinquecento, è considerata parte del gruppo delle costellazioni classiche perché, nonostante brillino nell’emisfero australe, quelle stelle erano già note ai Greci che le potevano vedere, molto basse all’orizzonte, proprio fra le zampe posteriori del Centauro, di cui ritenevano facessero parte.

Così apparivano fin verso il 400 a.C. quando, per effetto della precessione degli equinozi, lentamente scomparvero sotto l’orizzonte e non furono più visibili dall’Attica, ma rimasero osservabili da Gerusalemme fino all’epoca della morte di Cristo e da Alessandria d’Egitto fino al 1300 della nostra era.

Da allora quelle stelle furono praticamente dimenticate fino al 1515, quando Andrea Corsali, viaggiatore fiorentino, raggiunse l’Oceano Indiano e le descrisse, aggiungendo un disegno della Croce in una celebre lettera a Giuliano de’ Medici duca di Nemours fratello di Papa Leone X. Ma nonostante questo non riuscì a trasformare quel gruppo di stelle che tanto lo aveva affascinato in una costellazione vera e propria. Fu solo nel 1589 infatti che il solito Petrus Plancius tolse la Croce del Sud dalle zampe del Centauro e le fece diventare una costellazione a tutti gli effetti.

Il vero padrino della Croce del Sud fu dunque il fiorentino Andrea Corsali che apparteneva a una famiglia originaria di Monteboro nei pressi di Empoli dove nel 1399 viveva un suo agiato antenato, ma dopo tre generazioni i Corsali comprarono un palazzo a Firenze e qui, il 29 giugno 1487, nasce il protagonista di questa storia. La bella casa dei Corsali era situata a pochi metri dal palazzo dei da Verrazzano e dato che Andrea era pressoché coetaneo di Giovanni il futuro scopritore della Baia di New York è molto probabile che i due ragazzi si frequentassero e insieme sognassero il mare e i Pesi lontani.

Andrea cominciò ad andare per il mondo come “agente informatore” dei Medici ma tutto ciò che sappiamo da quel momento in poi lo dobbiamo quasi esclusivamente a due lunghe lettere che inviò a Firenze in occasione di altrettanti viaggi compiuti nel 1515 e nel 1517. Nella prima spedita da Calicut, Corsali racconta del suo viaggio di circumnavigazione dell’Africa su una nave portoghese salpata da Lisbona e della traversata dell’Oceano indiano fino alle coste dell’India. Dopo aver registrato usi e costumi dei popoli incontrati e corretto diverse inesattezze geografiche, Corsali descrisse le Nubi di Magellano e la Croce del Sud. Si tratta della prima vera relazione astronomica sulla Croce del Sud, le cui stelle erano state certamente già notate dai naviganti arabi e portoghesi ma nessuno le aveva mai identificate come una croce registrandone la posizione in cielo.

Alcuni storici dell’astronomia fanno notare che quel gruppo di stelle furono citate, ben prima di Corsali, da Amerigo Vespucci nel 1500 e addirittura da Dante nella Divina Commedia. Il primo a suggerire quest’ultima ipotesi fu in realtà lo stesso Vespucci in una lettera scritta da Siviglia il 18 luglio 1500 e indirizzata a Lorenzo de’ Medici. La maggior parte dei commentatori della Divina Commedia non crede che si tratti davvero delle stelle della Croce del Sud che Dante non poteva mai aver visto dall’Europa e pensano piuttosto ad un riferimento alle quattro virtù cardinali: giustizia, fortezza, prudenza e temperanza. Ma è una negazione ormai datata. Oggi non si esclude affatto che Dante possa essere stato a conoscenza di quelle stelle attraverso mappe arabe del cielo che molto probabilmente circolavano nella Toscana del XII secolo, soprattutto grazie ai contatti che i navigatori pisani avevano con il mondo islamico. Insomma, comunque si vogliano interpretare i documenti, la Croce del Sud è un affare tutto fiorentino.


tratto interamente da : http://unastellaperamica.wordpress.com/2010/11/14/fu-un-fiorentino-a-disegnare-la-croce-del-sud/

e cosi' scopro che basta passare sotto l'Equatore e si possono vedere sia la Stella Polare che La Croce del Sud rimanendo nello stesso posto.....allora mi sono rallegrata.
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La Croce del Sud

Messaggioda shanti » 25/04/2011, 20:47

Le stelle di navigator. La tua faccia dopo aver incontrato la Croce del Sud era tutto un programma eh eh eh.
Che forza, qui si può vedere come, lavorando a una certa frequenza, la mente non può produrre, ma solo decodificare ... solo lo spirito parla.
Hai anche una croce nel tuo codice gh gh gh
Sii umile perché sei fatto di Terra, sii nobile perché sei fatto di Stelle.
Con la Luce di Michele nel cuore. shanti

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La Croce del Sud

Messaggioda drago-lontra blu » 26/04/2011, 12:54

tsz tsz tsz....chiunque ci sarebbe rimasto, (spero) , la cerchi a nord e ti arriva da sud...gh gh.
Meno male che c'era chi mi ha dato una dritta
grazie, bsoj smakkkkkkkkk
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