Solo la piena coscienza di sé può portare l’essere umano a conoscersi.
Ma perché si insiste sempre sul tema della conoscenza?
Perché ci sono cose nel nostro vivere, nel nostro comportamento che ci danno fastidio, ci urtano, ci irritano, che non sentiamo idonee per noi, e sono queste le cose che ci spingono a riflettere.
La riflessione è: posso evitare tutto ciò che è così fastidioso per me?
Se la risposta è sì, il problema non esiste.
Se è no vuol dire che la Vita mi sta chiedendo di imparare a superare questo fastidio senza che esso si appropri e si approfitti di me.
Sembra un concetto lineare e persino superficiale, ma è proprio questo il punto fondamentale per chi aspira a vivere con saggezza.
Se mi lascio condizionare dall’esterno (dagli altri, dalle situazioni, dalla società), non potrò mai essere autenticamente me stessa.
Se non sono me stessa non posso esprimermi né dare ciò che ho, e quindi alla fine fallisco lo scopo della mia Vita.
Perché?
Perché non sono stata ciò che mi ero prefissa di essere prendendo un corpo terreno.
In quali casi la riflessione ci deve portare a reagire a quel che succede attorno e a non accettarlo?
Quando dentro di noi la reazione è molto forte, determinata ed anche estremamente logica.
Dobbiamo vivere con logica.
L’Istinto mi segnala che non posso sopportare una certa cosa, ma devo capirne il perché.
Se non capisco il perché sono in balia del nulla, di emozioni che non possono essere logiche, che non controllo, che possono paradossalmente arrivare a condizionare la mia Vita.
Viceversa, se il mio reagire è logico e ne capisco il perché, tutto diviene più facile ed è anche un’occasione per conoscermi meglio.
La conoscenza di sé - e ritorniamo al punto fondamentale - è la base del vivere terreno.
Se non mi conosco passerò la Vita a volere che gli altri mi capiscano.
Ma se non mi conosco non mi so porgere agli altri nel modo giusto, ed ottengo come risultato la non comprensione da parte degli altri, per cui il mio vivere diventa frustrante.
Gli altri non mi capiscono: “Io sono io, sono così ma non sono capito”.
La riflessione da fare allora è: io mi sono capita?
Difficilmente la risposta sarà affermativa.
Quando le persone non sono capite dagli altri è perché non sono capaci di capire se stesse.
E questo è il primo passo.
Secondo passo: con la comprensione c’è l’accettazione di sé, di quello che si è.
Terzo passo è sempre l’amarsi.
Mi devo amare perché sono fatta così, e attraverso l’accettazione di me stessa posso esprimere l’Amore che mi unisce al Tutto e fa sì che il mio percorso terreno sia qualcosa di valido e di utile.
Il concetto di utile e inutile per l’Energia è quasi un paradosso, in quanto tutto è utile (anche l’inutile), ma nell’economia dell’evoluzione bisogna cercare di non esprimere molto l’inutile.
È solo attraverso l’utile che l’Evoluzione avviene, che si compatta e procede.
L’inutile è un freno, una stasi, un fermo.
Chiudiamo ora questa parentesi e torniamo alla conoscenza di noi stessi.
La conoscenza di noi deve essere così profonda, così vera, così realistica da non permettere a nessuno di mistificare il nostro vivere, il nostro dire, il nostro comportamento.
A volte siamo noi a mistificare, a volte sono gli altri che mistificano il nostro comportamento proprio perché non lo capiscono.
Ma quand’è che non lo capiscono?
Quando non emettiamo le giuste vibrazioni, quando diciamo una cosa e ne pensiamo un’altra, facciamo una cosa ed interiormente ne sentiamo un’altra.
Questo significa vivere in base all’apparenza.
Quando viviamo sull’apparenza ci collochiamo in una scia terrena che giustifica tutto, ma non porta mai alla verità.
L’unica cosa saggia da fare è quella di aderire a se stessi con grandissimo Amore e quindi migliorare il nostro modo di essere proprio per noi stessi, non per gli altri.
Con lo scopo di non arrecare danni al nostro vivere.
Vivendo in Armonia con noi dobbiamo essere sicuri che non ci viene chiesto nient’altro dalla Vita se non di fare scelte ed operare sempre e comunque per essere in Armonia con il nostro sentire profondo.
fonte: Stazione Celeste