E io aggiungo: "viaggiare è incontrare sé stessi, sintonizzarsi con tutte le frequenze e sentire. Sentirsi, appartenere e condividere".
Sí, perché questo alle Bahamas è stato un regalo. E non a caso è arrivato proprio in occasione del mio compleanno. Sono una persona fortunata, molto fortunata. Il mio lavoro non mi arricchisce di denaro, no, ogni mese faccio una gran fatica.
Ma la ricchezza di cui mi riempie è tra le piú grandi e preziose che un essere umano sulla Terra possa fare.
Io viaggio abbastanza. Prima, da "non consapevole" mi spostavo geograficamente.
Ora, da qualche tempo, da quando ne sono consapevole, viaggio davvero.
Da una parte all'altra del mondo, spesso coccolata e accolta in strutture di lusso eco-compatibili che mai potrei permettermi nemmeno per una notte.
E invece l'Universo ha deciso che forse me le sono meritate queste fughe verso gli angoli di paradiso piú incontaminati di questo mondo meraviglioso.
Mi sono emozionata di fronte al primo elefante incontrato nella savana, ho pianto di fronte alla coda gigantesca ornata di conchigliette fossili di una megattera in pieno Oceano, ho nuotato con estremo rispetto a fianco di una tartaruga, ho assistito alla danza dei delfini al tramonto, mi si è strappato il cuore nel sentire le urla disperate di un piccolo gnu che ha visto la sua mamma sbranata da un leone ed è rimasto solo, in controluce, perso nel rosso fuoco di un'alba africana che non dimenticheró mai.
Ho incontrato le balene pilota, struzzi, pinguini e ho visto la corsa verso l'oceano, la vita, di minuscole tartarughe appena uscite dalle uova.
Tutto questo ha creato in me un intero Universo di gratitudine infinita, amore e rispetto verso questa dimensione che ci accoglie per permetterci di crescere, evolverci, godere dei piaceri attraverso i sensi e risvegliarci dal torpore tipico di chi vive di sbronze, senza mai rendersi conto di esistere.
Quando mi hanno invitato a questo viaggio avevo appena detto "no" ad altri che mi avevano proposto l'Australia, la Malesia, la Thailandia e il Messico. No perché non me la sentivo e mi sono voluta ascoltare. Avevo qualcosa dentro che mi diceva di restare ferma. Poi l'invito alle Bahamas, proprio nei giorni vicini al mio compleanno.
Ho accettato. E ora, che sono in un minuscolo aeroporto di un'isoletta dei Caraibi, Exuma, in attesa di un aeroplanino 12 posti, so che questo è stato uno dei viaggi piú significativi della vita.
All'andata, abbiamo fatto un volo di 9 ore dove, credere di essere in cielo e non su uno sterrato, è stato difficile. Nove ore di tempeste, lampi, vento e acqua. La pioggia, a secchiate purifica. Così mi hanno insegnato.
Ma quando è cosí battente diventa un muro e volare non è proprio una passeggiata.
Atterriamo a Nassau e da lí prendiamo il trabiccolino su cui saliró tra poco.
Non è il primo della mia vita, ho preso anche un bimotore di 4posti in Sudafrica e non ho mai temuto nulla.
Questa volta, ho davvero creduto fosse arrivato il mio momento. Decollare è stato difficile e rimanere in cielo di piú. Non ho idea di cosa sia accaduto esattamente, ma a un certo punto il nostro aereo è stato spazzato via dal vento.
Io ero dietro i piloti e vedevo benissimo la linea di orizzonte sulla strumentazione, che non coincideva piú con l'aereo.
Noi verticali, girati a189 gradi a destra e l'orizzonte, orizzontale. Una croce perfetta.
Il copilota ha cominciato ad agitarsi cercando di alzare il collo più possibile per guardare fuori e capire.
Capire cosa? Capire che qualcosa ci stava schiacciando verso il mare. Abbiamo perso quota velocemente, e quando ti chiedi se le persone dei disastri aerei hanno il tempo per rendersene conto, beh, ora so che sí, hanno tutto il tempo per salutare i propri cari.
Perché la prima immagine nella mia mente è stato il mio bambino, il suo sorriso, la sua gioia. Poi i miei genitori e mio fratello.
E all'improvviso Michele tra i due piloti. Luce allo stato puro, prima dentro la cabina e poi in piedi sulla punta dell'aereo con le ali aperte. Sono qui a scrivervi, quindi ci siamo salvati. Anzi, ci ha salvati.
I piloti hanno ripreso il controllo dell'aereo, riguadagnato quota e ci hanno riportato indietro sani e salvi. Ci abbiamo riprovato nel pomeriggio a volare verso Exuma. E ci siamo riusciti con un aereo di 30 posti, ma non ha mai smesso di piovere, mai. Il giorno del mio compleanno l'ho trascorso in camera.
Uscire era sconsigliato e impossibile. Tutto questo è la coda dell'uragano appena passato dal Golfo del Messico.
Stamattina, il primo, vero, raggio di sole. La voglia di toccare la sabbia a piedi nudi, di sentire il canto delle onde, di vedere il color latte e menta e il fresco dell'Oceano.
Magia. Mi sono seduta di fronte a tutta questa meraviglia, ho unito le mani in gassho e cominciato a respirare e a ringraziare, a respirare e a ringraziare, a farmi lavare l'anima da ogni onda che arrivava e a lasciare andare.
Fino a commuovermi, fino a sentire ancora una volta, a fianco a me, in piedi il Grande Michele.
Bianco luce, grande, alto, con la spada puntata nella sabbia e le ali gigantesche accarezzate dal vento.
Io e Lui. Insieme. A guardare l'Oceano Atlantico, ad ascoltarne il suono e a sentire per la prima volta un senso di profonda appartenenza a questa meravigliosa Madre Terra.
Torno da un viaggio romantico con il Capo. Torno da un viaggio in cui ho conosciuto finalmente il mio valore, il senso del mio essere qui e ora. Con la consapevolezza di essere una delle donne piú fortunate, amate e protette della Terra.
Grazie Shanti e Prema❤️